Per mettere in sicurezza due chiese di Amatrice sono stati utilizzati due robot e tre droni. Un’operazione in collaborazione tra i Vigili del Fuoco e il progetto TRADR, una realtà finanziata dall’Unione Europea per sviluppare nuove tecnologie durante le operazioni di recupero e soccorso. Ed è stato un successo.
Robot e droni possono essere l’arma in più durante le catastrofi naturali. Soprattutto per raggiungere luoghi inaccessibili o danneggiati in maniera grave. Oggi ne abbiamo una prova in più, in Italia, a seguito del terremoto che ha colpito Lazio, Umbria e Marche il 24 agosto scorso. Le condizioni di due chiese di Amatrice, epicentro del sisma, sono state monitorate dai mezzi del progetto TRADR, finanziato dall’Unione Europea per sviluppare e testare nuove tecnologie durante le operazioni di supporto e recupero. Un’esperienza che ha coinvolto alcuni tra i migliori centri di ricerca e che, per l’Italia, ha visto la partecipazione dell’Università La Sapienza.
Modelli 3D per operare in sicurezza
Le due chiese, San Francesco e Sant’Agostino, sono tra gli edifici più colpiti dagli effetti del terremoto. I vigili del fuoco, prima di operare, hanno ricevuto il materiale fotografico ottenuto grazie ai droni e ai robot coordinati da Ivana Kruijff Korbayova, responsabile di TRADR. Questi materiali hanno dato la possibilità di studiare gli interni dei due edifici sacri e, successivamente, di elaborare modelli 3D per agire in maggior sicurezza.
Alle operazioni ad Amatrice hanno partecipato cinque veicoli senza pilota. Due robot terrestri e tre droni.
Il team di supporto è stato assemblato con grande tempestività. I ricercatori, provenienti dalla Repubblica Ceca, dalla Germania e dall’Austria, oltre che dall’Università romana, sono arrivati nelle zone terremotate in 48 ore. Grazie a queste tecnologie è stato così possibile puntellare le strutture pericolanti e mettere in sicurezza opere d’arte di grande valore come gli affreschi storici sopravvissuti alle scosse.
Ecco uno dei video:
[youtube id=”1IL-Osqopoc”]
TRADR, un lavoro di squadra
Solitamente siamo abituati a vedere volare questi velivoli in maniera con grande libertà. Ma per diminuire i rischi, e portare a termine una missione come questa, i piloti hanno optato per un piano d’azione preciso. Ogni qualvolta un drone si accingeva ad entrare all’interno della struttura, gli altri due erano pronti a fornire indicazioni e punti di riferimento da altre angolazioni. In questo modo è stato possibile fornire all’operatore indicazioni precise su come muoversi nei punti più delicati.
Allo stesso modo i due robot si alternavano nell’avanzamento, nella rilevazione e, in particolare, nell’osservazione degli spazi e delle sale. Una rilevazione fondamentale per capire quali manovre eseguire negli spazi più angusti. Tutti i dati acquisiti e tutti i modelli tridimensionali realizzati sono stati consegnati, oltre che ai vigili del fuoco, anche al Ministero della Cultura. Una collaborazione proficua che potrà essere certamente ripetuta in futuro.