La Casa di Kyoto dimostra ancora una volta di non seguire la filosofia losangelina: non compare sul palco statunitense e mostra un solo titolo. Delusione tra i fan che dovranno attendere per sapere cosa bolle in pentola
Che Nintendo non creda più nell’E3 e in quello che la fiera losangelina negli anni ha rappresentato per le software house di tutto il mondo era cosa nota. Nessuno, però, pensava che questa sua volontà di emanciparsi dall’evento statunitense sarebbe perdurata anche dopo il lancio dello Switch, proprio ora che i dati di vendita della sua nuova ammiraglia le consentono di mettersi in scia di Sony e della sua PlayStation 4.
Dato il periodo di calma sul fronte line-up, sembrava giunto il momento più opportuno per fare arrivare dalla California una iniezione di adrenalina ai suoi fan per mezzo dei canali tradizionali. Insomma, mettere in scena uno spettacolo come l’Entertainment Expo comanda: luci, ballerine in paillettes e cantanti sudamericani e in mezzo anche qualche titolo caldo della prossima stagione con, possibilmente, la dimostrazione (rassicurazione?) che il supporto delle terze parti c’è ancora.
Così ovviamente non è stato. La Casa di Kyoto, ancora una volta, ha ballato da sola. Come ai tempi del presidente Hiroshi Yamauchi, l’uomo che disse caparbiamente no all’uso dei CD agevolando di fatto lo storico sorpasso della prima PlayStation sul Nintendo 64. Erano altre epoche, altre situazioni. Ma Shuntaro Furukawa, l’attuale numero 1 della software house nipponica, dimostra che possono cambiare i presidenti, ma Nintendo va sempre per la sua strada.
In realtà , Furukawa con questo E3 c’entra ben poco: attualmente è ancora presidente in pectore: sebbene sia stato nominato dall’assemblea lo scorso 31 marzo, diverrà effettivo solo a fine giugno (il 28), però traspare comunque il fatto che la linea aziendale non cambi e sia quella dettata dall’uomo che sostituisce (eccezion fatta per il breve regno di Tatsumi Kimishima): ovvero Satoru Iwata, prematuramente scomparso nell’estate del 2015. E’ stato Iwata infatti a modulare la comunicazione aziendale tramite Nintendo Direct a oltranza, ovvero spettacolini “indoor” pensati per il web, mentre il pubblico accorso a Los Angeles resta a bocca asciutta di emozioni e può, al più, partecipare ai tornei che Nintendo organizza al posto degli eventi e delle conferenze più tradizionali.
Super Smash Bros. Ultimate e poi ancora Super Smash Bros. Ultimate…
Ma vediamo allora di capire cos’ha presentato, ieri, Nintendo. Poco o nulla, di fatto un solo titolo, peraltro già annunciato da tempo: Super Smash Bros. Ultimate. Il picchiaduro della Casa di Kyoto è sempre più universale: ormai a darsele di santa ragione non sono solo le stelle Nintendo (Mario, Link, Fox, DK…) ma anche personaggi provenienti da tutte le serie, da Solid Snake di Metal Gear Solid, a Pac-Man, fino ad arrivare a Cloud Strife di Final Fantasy VII. Caratteristica saliente dell’ultimo esponente della serie in arrivo su Switch il prossimo 7 dicembre, infatti, sarà includere tutti i combattenti visti negli ultimi 15 anni nei titoli di HAL Lab.
Durante la Nintendo Direct il creatore della saga, Masahiro Sakurai, ha avuto modo di spiegare fin nei minimi dettagli e pure oltre – del resto la presentazione del gioco è durata 25 minuti all’interno di un evento di 42 – tutte le novità apportate in Super Smash Bros. Ultimate, che riguardano principalmente il bilanciamento dei lottatori (essenziale, dato che il parterre supererà le 60 presenze) e le tante minuzie estetiche che caratterizzeranno ogni singolo personaggio.
Tutto il resto è noia?
Ma cosa si è visto al di fuori di Super Smash Bros. Ultimate? Poco o nulla – si diceva – che però non vuole necessariamente dire che in cantiere per Switch ci sia poco o nulla. Come è stato scritto, infatti, Nintendo ormai preferisce dilazionare nel corso dell’anno e da casa propria i grandi annunci e a Los Angeles arriva avendo in valigia solo polverose VHS che contengono registrazioni di Nintendo Direct monografiche.
Nel corso del video di 42 minuti hanno comunque trovato spazio ovviamente i due Pokémon Let’s Go (le prossime galline dalle uova d’oro della software house giapponese), il misterioso Daemon Ex Machina (un promettente titolo di robottoni nipponici che volano, sparano e fanno casino), il DLC di Xenoblade Chronicles 2 (gradito quanto un titolo a sé stante) e l’immancabile Mario Party, utile a ribadire le capacità festaiole dello Switch. Unico titolo di sicuro spessore, Fire Emblem: Three Houses, GdR tattico a turni che appartiene a una delle saghe storiche di Nintendo.
Tanti gli assenti ingiustificati…
Non si sono visti titoli già annunciati in passato come quello con protagonista Yoshi – mostrato, seppur in fase embrionale, all’E3 2017 – e Bayonetta 3. Come non si sono visti nemmeno quei giochi vociferati e mai ufficializzati: parliamo del nuovo Metroid Prime e di Star Fox Grand Prix, sostituito dalla presenza esclusiva della volpe stellare nel titolo Ubisoft Starlink: Battle for Atlas che però non sembra granché.
Le terze parti tornano a latitare
Deludente il supporto delle terze parti. Arrivano con ritardo Fortnite, il fenomeno del momento, e Dragon Ball Fighter Z. Ubisoft di meritevole sgancia solo il DLC Mario + Rabbids Kingdom Battle Donkey Kong Adventure peraltro sviluppato a Milano, mentre Capcom rilascia Monster Hunter Generations Ultimate ed EA Fifa 19. Davvero troppo poco, considerato che i veri blockbuster (Assassin’s Creed Odyssey su tutti) arriveranno invece solo su PS4 e X-Box One.