È possibile realizzare a Roma un sistema di metropolitane di superficie che si integri con la ferrovia urbana regionale e le tre linee di metropolitane sotterranee esistenti? Secondo l’architetto Paolo Arsena si può fare con costi, tempi e disagi ridotti. Il progetto si chiama Metrovia.
L’architetto Arsena inizia a pensare a Metrovia nel 2013 e dopo un viaggio a Berlino si rende conto della fattibilità del progetto: “Sono rimasto colpito dal modo in cui il sistema S – Bahn, che è costituito da treni ad alta capienza e frequenza, si integrasse perfettamente con la U – Bahn. Quindi, ho pensato che, grazie alla rete della ferrovia urbana regionale, Roma potesse dotarsi di un servizio simile”. Servizio non solo facile da immaginare, ma anche da realizzare: basterebbero accorgimenti tecnici e adattamenti di alcune stazioni per far correre sulle stesse linee i treni del servizio regionale e quelli di Metrovia. Un doppio binario che comporterebbe frequenze di erogazione e vantaggi diversi.
Il progetto Metrovia: linee, nodi e stazioni
Metrovia ha bisogno di quattro opere infrastrutturali fondamentali: il completamento dell’anello ferroviario a nord, l’allaccio con l’attuale rete ferroviaria sotto Valle Aurelia, tramite una galleria già esistente da raccordare in direzione Roma, il raddoppio della tratta Ciampino – Statuario (che è già tra i progetti delle Ferrovie dello Stato) e infine uno sbraccio della linea tirrenica verso Fiumicino, da nord (anch’esso previsto da Fs, in vista dell’ampliamento dell’aeroporto). “Abbiamo pensato a Metrovia come un sistema che si affianca all’attuale servizio di trasporto regionale” ci spiega Arsena, che prosegue: “Lo possiamo fare operando su più fronti a partire dall’utilizzo di treni con grande capienza e operazioni di imbarco e sbarco molto veloci. Inoltre, Metrovia prevede l’inserimento di 49 nuove fermate”.
Intensificando le fermate la copertura del territorio migliorerebbe, così come la frequenza di erogazione che scenderebbe da 15 minuti a un massimo di 5. Un pratico esempio: se venissero raddoppiate quattro o cinque stazioni sulla tratta FL2 Viterbo – Roma, il treno regionale potrebbe transitare bypassando la Metrovia. “Questo ci permetterebbe di far correre due servizi sulla stessa linea perché non si incontreranno mai. In questo modo anche i pendolari avrebbero dei vantaggi perché il convoglio regionale può accelerare il suo percorso, saltando diverse fermate”. Un altro esempio è dato dalla FL1, che con piccoli raccordi può sdoppiarsi da Fidene in poi. Lo sdoppiamento permetterebbe la corsa di due linee separate: da un lato il servizio capillare di Metrovia con molta più frequenza, fermate e nodi di scambio, e dall’altro la linea regionale con un percorso accelerato e abbreviato.
I costi di realizzazione sarebbero molto contenuti, perché: “Si scava pochissimo, soprattutto per realizzare dei sottopassi volti a rendere più accessibili le stazioni. Noi abbiamo calcolato che a fronte di 300 milioni di euro, che è il costo a chilometro di una metropolitana ipogea, la Metrovia avrebbe un costo medio di 30 milioni a chilometro” afferma Arsena.
L’interesse della Regione Lazio
Il progetto sta suscitando l’interesse della Regione Lazio e Arsena si ritiene fiducioso sulla capacità di fare breccia per offrire un’occasione alla città. Intanto, il Comune di Roma persegue l’obiettivo della mobilità sostenibile attraverso altre strade: lo scorso mese è stato lanciato nella Capitale Uber Jump, un nuovo servizio di bike sharing elettrico a pedalata assistita. Le biciclette sono dotate di tecnologia “lock to” integrata e dispongono di sistema GPS. Jump arriva a Roma dopo quasi un anno dal fallimento di OBike, di cui rimangono alcune bici abbandonate in giro per la città.
Mentre nei giorni scorsi, dopo un incontro tra il ministero dei trasporti e il comune di Roma, è arrivato lo sblocco delle coperture necessarie al proseguimento della linea C della metropolitana di Roma fino a piazza Venezia. Un provvedimento che ha permesso di tirare un sospiro di sollievo per le sorti di “Filippa”, una delle due escavatrici che hanno realizzato il tunnel sotterraneo della linea C tra il Colosseo e proprio piazza Venezia. Senza lo stanziamento dei fondi, le due escavatrici avrebbero rischiato l’interramento e la trasformazione in un reperto archeologico della Roma contemporanea.