Google ha deciso di realizzare il suo nuovo quartier generale a Toronto. Sarà a tutti gli effetti una piccola smart city e sarà realizzata tutta in legno.
Un intero quartiere da utilizzare per testare nuove infrastrutture urbane e tecnologie, come ad esempio le auto senza pilota. È quello che sta realizzando Google sul lungolago di Toronto, dove ha deciso di stabilire anche il suo prossimo (e futuristico) quartier generale.
Quella che sarà a tutti gli effetti una piccola smart city – che andrà ad integrarsi con gli altri quartieri e servizi pubblici della zona – si chiamerà Quayside e sarà realizzata prevalentemente in legno. Il progetto verrà portato a termine dalla società di trasformazione urbana Sidewalk Labs, controllata da Alphabet.
Una smart city ecosostenibile
Secondo il team di Sidewalk Labs, Quayside dovrà unire l’innovazione con la sostenibilità ambientale. Il progetto infatti, prevede l’utilizzo di tecnologie avanzate e materiali a basso impatto ambientale e ad altissima efficienza energetica e sistemi per la produzione sostenibile dell’energia. Con risparmi non solo dal punto di vista delle emissioni ma anche dei costi che, di riflesso, comporteranno una spesa minore per l’acquisto o l’affitto.
L’innovativo quartiere supererà i tre milioni di metri quadrati fra spazi pubblici e altissimi edifici residenziali. Al suo interno, in un grattacielo di trenta piani realizzato al 100% in legno canadese, sorgerà la nuova sede del colosso di Mountain View.
È proprio questo uno dei segreti del Quayside: il legno canadese infatti, una tipologia molto pregiata e con una resistenza strutturale molto alta, è certificato per la costruzione di edifici multipiano e torri ad altissima efficienza.
Una sfida mondiale
Negli ultimi anni, dal Canada al Nord Europa, fino al Giappone, la sfida è stata quella di realizzare costruzioni 100% in legno multipiano, ad altezze sempre più elevate.
Molti gli esempi significativi anche se, fino ad oggi, sopra certe dimensioni si sono sempre usate strutture miste in cemento o acciaio. Nello stesso Canada il Wood Innovation and Design Centre a Prince George fonda l’utilizzo del legno (prevalente) al calcestruzzo, per un edificio di otto piani. Diciassette sono invece quelli del Brock Commons di Vancouver che ospita la University of British Columbia.
In Norvegia, ci sono il grattacielo verde Mjøstårnet (85 metri per 18 piani complessivi) di Brumunddal e il Treet (“albero” in norvegese) di Bergen, 14 piani misti legno-cemento. In Giappone invece stanno lavorando alla costruzione di un palazzo di 350 metri quasi completamente in legno (solo il 10% dell’edificio prevede l’uso dell’acciaio). Il nome in codice è W350 e dovrebbe vedere la luce a Tokyo non prima del 2041.
Ma, al momento, Quayside è l’unica “città” che vedrà costruzioni al 100% in legno. Compreso il futuristico grattacielo che ospiterà il quartier generale di Big G.
Perché proprio il legno
In Europa, case, uffici e negozi assorbono circa il 40% del consumo energetico finale e sono responsabili del 36% delle emissioni di gas serra. Questo dato fa comprendere come l’utilizzo del legno sia fondamentale per conferire agli edifici efficienza energetica e, al contempo, garantire resistenza statica, mantenendo un’estetica moderna e gradevole.
Secondo il Guardian, un edificio di venti piani tradizionale produce circa 4.300 tonnellate/mc di emissioni: una costruzione similare in legno è in grado di ridurle di circa 3.100 tonnellate/mc. Inoltre, un edificio in legno pesa circa un quarto di un palazzo equivalente costruito in cemento. Questo significa fondamenta più piccole, quindi meno consumo di suolo, lavori più facili e veloci, oltre che un trasporto più facile dei materiali. Sommando tutti questi vantaggi, un palazzo in legno può avere un impatto ambientale fino al 75% inferiore rispetto a quello di un edificio tradizionale.
Un solo grande problema
Fin qui dunque, solo buone notizie. Ci sarà tempo allora per Google per risolvere il vero dilemma che circonda Quayside, ossia la privacy. Una città sempre connessa, dagli edifici alle automobili, implica il trattamento di una notevole mole di dati che, presumibilmente, finirebbero nei consistenti database di Google.
Da qui le critiche sollevate in questi mesi e rivolte alla Sidewalk Labs e al suo partner immobiliare, la Waterfront Toronto, accusate di ingannare i residenti, futuri cittadini e commercianti in fila per accaparrarsi un posto all’interno del quartiere più innovativo al mondo. Proprio per questo motivo a novembre quattro persone si sono dimesse dal consiglio consultivo della Waterfront Toronto e della Sidewalk Labs.
Sidewalk Labs ha assicurato che i cittadini saranno tutelati. Ma chi gestirà i dati raccolti sui cittadini? Su questo si attende ancora la posizione ufficiale di Google.