Da solo ha un ottimo segnale, se ne usate tre potete coprire tutta la casa. Semplice da usare, con qualche limite nel software
Un router per tutti, facile da installare e da usare: con questa idea è stato concepito Google WiFi, un prodotto pensato per essere montato a valle del vostro modem tradizionale e garantire la copertura perfetta di tutta la casa permettendo di installare tutte le unità che servono, collegandole assieme in una rete wireless mesh. Un modo moderno di fornire connettività in casa: riuscito sotto quasi tutti gli aspetti, e i cui limiti sono legati soprattutto alla voglia di Mountain View di offrire la massima semplicità possibile all’utente.
Com’è fatto Google WiFi
Un piccolo cilindro bianco attraversato da una striscia di LED colorati: bello da vedere, tutto sommato compatto, design moderno. Di serie non può essere montato a parete, ma su Amazon troverete diverse soluzioni per farlo. Davvero essenziale nelle sue fattezze, Google WiFi è pensato per nascondere i cavi: i connettori di alimentazione e le due porte ethernet a bordo sono sotto, con un po’ di furbizia i cavi possono sparire facendoli finire dietro un mobile o sotto la scrivania.
Essenziale nelle forme ma non nelle specifiche: sotto la pancia ci sono due connettori ethernet, come detto, uno per collegare il WiFi alla rete esterna – quindi idealmente al modem di casa che già è collegato a Internet – e uno per la rete locale. Quest’ultimo connettore può sembrare inutile: che senso ha avere una connessione via cavo per un dispositivo che si chiama “WiFi”? Diciamo che è una possibilità in più, o per collegare un vecchio dispositivo alla rete di casa se non dispone di wireless integrato, o per collegare tra loro due Google WiFi molto distanti tra loro: magari per portare la rete in una zona remota della casa.
Il cuore di Google WiFi è piuttosto potente per il genere (nonostante il prodotto non sia recentissimo: è uscito negli USA nel 2016): un processore quad-core ARM da 710MHz, 512MB di RAM e 4GB di memoria per il software di sistema. Si tratta di un allestimento di fascia medio-alta per il comparto, e che comprende anche un modulo WiFi prodotto da Qualcomm che garantisce connettività 802.11ac AC1200 (quindi con banda passante fino a 1,2GBit) sia a 2,4 che a 5GHz di frequenza. In più, il Google WiFi è compatibile con la tecnologia mesh: in pratica se si monta più di uno di questi device in casa si collegano tra loro per “amplificare” il segnale e garantire una copertura ideale.
Come funziona il Google WiFi
Per installare una rete con il Google WiFi vi servono due cose: una connessione in casa e uno smartphone. La prima è indispensabile, senza avere già Internet in casa non si può configurare nulla in questo caso. Il secondo è l’unico strumento di cui si può disporre per effettuare l’operazione: Google WiFi non mette a disposizione una interfaccia Web, quella per capirci consultabile attraverso il browser di un PC. Si fa tutto via app, anche questa una decisione legata alla voglia di rendere tutto semplice da usare: per identificare l’unità nel corso della configurazione si utilizza pure la fotocamera dello smartphone, così da associare la singola unità in modo univoco a una rete.
Si collega il primo WiFi alla presa di corrente e al modem, si apre l’app e si avvia la configurazione: la procedura dura una decina di minuti tutto compreso, si sceglie il nome della rete e la password per accedervi. Il sistema provvede da solo a scaricare gli aggiornamenti più recenti del firmware (e lo farà sempre), e propone anche di aggiungere altri moduli al termine della prima configurazione: il Google WiFi si può acquistare in confezione singola o tripla, ma non è detto che ci si debba fermare a tre. Si possono sempre acquistare altre unità da aggiungere in seguito, nel caso in cui se ne sentisse la necessità . Per ogni unità in più, calcolate 5 minuti di tempo aggiuntivo per la configurazione.
Cosa non fa Google WiFi: non dispone del sistema di collegamento semplificato WPS (quello che prevede di schiacciare un pulsante sul modem per configurare automaticamente un dispositivo), non c’è la possibilità di gestire il parental control se ci sono bambini in casa (ma solo di impostare orari di “pausa”), non permette di modificare i parametri di funzionamento del wireless (larghezza di banda, potenza del segnale ecc). Cosa può fare Google WiFi: configurare DNS, gestire apertura e forwarding delle porte, abilitare o disabilitare l’IPv6. Tutto può essere pure condiviso con altri utenti, sempre via app: pensate per esempio a una coppia di genitori o di coinquilini che vogliono entrambi avere il controllo dei parametri della rete locale.
Come sfruttare al massimo Google WiFi
Ci sono due kit base in vendita: un solo Google WiFi a 139 euro, o tre unità a 359 euro (ma se cercate su Amazon le comprate a meno di 300 euro). Non c’è il minimo dubbio: optate senza pensarci due volte per il kit da tre device, perché solo così riuscirete a sfruttare al massimo il sistema. Perché dovreste pensare di usare più di un Google WiFi è presto detto: se ne piazzate uno a ciascun vertice di un triangolo ideale, che unisca le pareti più esterne di casa vostra, l’unione delle capacità dei tre vi garantirà un’ottima copertura. Questo significa segnale WiFi sempre forte, prestazioni uniformi in tutta la casa.
Nota bene: se avete una casa disposta su più piani non basta piazzarli uno sopra l’altro, un piano dopo l’altro. Le reti a maglia, quelle composte da dispositivi che dialogano tra di loro (e che hanno la capacità anche di capire dove sono piazzate le varie unità e “direzionare” il segnale tramite una tecnologia chiamata beamforming), funzionano meglio quando possono creare tra i componenti del reticolo una forma geometrica che può essere un triangolo, un rombo, un pentagono e così via. Se avete case su più piani, con superfici molto ampie, pensate a montare almeno due o meglio tre Google WiFi per piano.
Con tre Google WiFi installati si può fare davvero sul serio: la stragrande maggioranza delle case italiane è connessa a Internet a meno di 100 megabit, e queste velocità il dispositivo di Mountain View le gestisce in scioltezza. In più si può ottimizzare la configurazione sempre tramite la app, che contiene degli strumenti per valutare la velocità di navigazione, la qualità del collegamento mesh tra le unità e la velocità di picco che i dispositivi connessi al WiFi di casa possono raggiungere.
Dalle nostre prove, con tre moduli Google WiFi si riescono a coprire agevolmente 200 metri quadrati con di mezzo anche pareti e varie stanze: 90 megabit misurati a valle del modem si traducono in 60-70 megabit minimo in tutta la superficie coperta. Occhio solo a non allontanarvi troppo: Google WiFi non dispone di antenne esterne, una scelta legata all’estetica, dunque copre decentemente un raggio di una decina di metri ma non di più.
Google WiFi è la scelta giusta?
In circolazione ci sono router che offrono molto di più rispetto al Google WiFi: interfacce avanzate, log completi, WPS e WEP (se vi fidate). Manca poi tutto quanto serve per le reti in ambienti di lavoro: c’è una rete guest, ma niente captive portal e altre funzioni analoghe, né c’è modo di applicare regole avanzate per QoS e limitazioni della banda disponibile. Ci sono poi in vendita anche altri prodotti che sfruttano la tecnologia mesh per ampliare la copertura del WiFi: offrono qualcosa di più, grazie al fatto che sono stati lanciati successivamente, ma costano decisamente di più di quanto prodotto a Mountain View.
Certo ci sono alcuni dettagli che possono infastidire: il fatto che senza uno smartphone non si possa configurare nulla, così come il fatto che si debba passare da Internet per configurare i dispositivi. Non ci si collega mai direttamente al Google WiFi, si passa sempre attraverso i server di Google nei suoi datacenter e la rete è legata al proprio account Google: in alcuni casi non resta che riavviare brutalmente un’unità staccando la corrente, se si rende necessario riavviare.
Tutto questo è compensato da un software davvero ben fatto: l’app è davvero semplice da usare, si riceve automaticamente una notifica se ci sono problemi e si può anche monitorare tutto da remoto (ovvero quando si è fuori casa). Gli manca solo un collegamento a Google Home per essere perfetta, per essere cioè gestita direttamente dalla stessa interfaccia che si utilizza per il resto della smart home di Mountain View (ma si possono comunque attuare delle automazioni con IFTTT). L’unico consiglio sensato che si possa offrire in questo caso è pensare di optare direttamente per il kit da tre unità : con quello e con un po’ di pratica, si può davvero riuscire a garantire la copertura ottimale di casa o di un piccolo ufficio. Chi è in cerca di un sistema facile da usare, senza doversi svenare, nel Google Wifi troverà quello di cui ha bisogno.