Presentata la nuova ammiraglia dell’azienda cinese. Con una fotocamera innovativa, capace di scattare foto anche nel buio assoluto. E una lente a periscopio per un super-zoom
Dove eravamo rimasti? Un anno fa esatto, proprio a Parigi, avevamo assistito al debutto del P20 Pro: non potevamo sapere all’epoca, lo avremmo sancito solo alla fine dell’anno dopo aver scoperto cosa aveva in serbo la concorrenza, che Huawei aveva davvero azzeccato il comparto fotografico della sua ammiraglia. Dodici mesi dopo non ci sono molti altri smartphone in circolazione capaci di fare fotografie all’altezza del P20 Pro: un terminale che è invecchiato bene, che ha fatto scuola anche nel design (twilight: vi dice qualcosa?) e che ha venduto oltre 200 milioni di esemplari in tutto il mondo (considerando tutta la famiglia P20, si intende). Oggi qui nella capitale francese Huawei prova a superarsi: col P30 Pro. Un smartphone che, più che evolvere il predecessore, cerca di mettere a frutto un’esperienza iniziata nel 2016 con il P9: il primo smartphone marchiato Leica.
Riprogettare la fotografia: SuperSensing
A guardarsi attorno qui al Paris Convention Centre è tutto uno sfoggio dello stesso slogan: #RewriteTheRules, riscrivi le regole. C’è un motivo per cui a Shenzen hanno scelto questo hashtag, ed è che il P30 Pro abbandona il tradizionale approccio del filtro Bayer sul sensore della sua fotocamera posteriore a favore di un nuovo schema che, telefono alla mano, fa la differenza. Lo hanno chiamato SuperSpectrum: è un sensore fotografico di nuova generazione.
Per anni abbiamo utilizzato sensori sensibili ai tre colori primari rosso, verde e blu: c’è un motivo doppio, tecnologico e biologico, per questa scelta. I tre colori RGB sono gli stessi a cui sono sensibili le diverse parti dell’occhio umano, e sono anche perfetti per realizzare sensori elettronici visto che viaggiano su frequenze molto diverse l’uno dall’altro. Il limite di questa soluzione però è il verde: una combinazione di vari fattori fa sì che quello sia il “collo di bottiglia” dell’attuale schema RGB, soprattutto per quanto attiene la quantità di luce raccolta. Un limite che Huawei ha superato, per esempio sul P20 Pro, usando un sensore monocromatico che fornisce informazioni specifiche sulla luce.
Ora a Shenzen hanno deciso di provare a fare qualcosa di diverso: non necessariamente inedito, ma qualcosa che fino a oggi è stato largamente evitato per via delle complicazioni tecniche che comporta. Lo schema RGB si trasforma in RYYB: rosso, giallo e blu, un metodo di composizione dello spettro cromatico a sottrazione a partire dai colori primari. La scelta di usare un filtro giallo nella matrice del sensore consente di far passare il 40 per cento della luce in più (e i risultati si vedono soprattutto alla sera), ma comporta un overhead non indifferente dal punto di vista tecnologico: bisogna scindere la luce gialla nelle sue sottocomponenti, e l’image signal processor (ISP) è sottoposto a uno sforzo aggiuntivo per gestire la computazione extra. Una sfida che però di nuovo, telefono alla mano, Huawei sembra aver superato.
Altro aspetto interessante della fotocamera del P30 Pro è la decisione di installare una lente a periscopio davanti al sensore dedicato alle riprese a distanza: è impossibile non notarla, al contrario del solito ha una forma quadrata e serve a dare la possibilità di ottenere un vero zoom 5x (che con l’intervento dell’intelligenza artificiale si trasforma in 10x, e col digitale addirittura 50x), aumentando la distanza tra sensore e lente. Come effetto collaterale permette anche di contenere lo spessore dello smartphone, che quindi rimane comodo da impugnare e con un design impeccabile.
La P sta per Photography
Anno dopo anno, Huawei ci ha abituato a dare sfoggio di tutta la sua perizia nella fotografia con la linea P. Quest’anno non fa eccezione, e dunque il comparto fotografico del P30 Pro è quanto di più completo abbiamo visto finora su uno smartphone. Il sensore SuperSpectrum da 40 megapixel monta una lente Leica f/1.6 ed è stabilizzato otticamente, abbinato a un 20 megapixel con lente ultrawide f/2.4 (non è lo stesso del Mate 20 Pro) e quindi all’8 megapixel anch’esso dotato di OIS e con lente periscopica 5x f/3.4. A questi si unisce anche un sensore TOF, time of flight, che misura informazioni specifiche su direzione e velocità dei raggi di luce riflessi nell’inquadratura: è la piccola lente sulla destra, subito sotto il flash LED e il sistema di messa a fuoco laser. La sua presenza permette di ottenere una serie di informazioni tridimensionali sulla foto, per poter applicare effetti come la sfocatura (bokeh) in modo preciso e graduale, con un aspetto il più naturale possibile anche nei video. Senza trascurare l’augmented reality (AR), che è uno dei tormentoni di questo periodo. Tutte assieme, le quattro fotocamere più il sistema laser di messa a fuoco formano un sistema chiamato SuperSensing.
Tutto quanto abbiamo descritto è stato riprogettato da zero, sfruttando l’esperienza maturata con altri terminali (pensate all’Honor View 20, che già montava il sensore TOF). Per gestire questi quattro sensori Huawei ha rivisto l’intera catena di ISP, DSP, Kirin e software abbinato. Per esempio, ora la sensibilità massima raggiunta dal sensore principale è di 409.600 ISO: se vi state domandando se si tratti o meno di un numero significativo, basti ricordare che la Canon 5DmkIV, una macchina fotografica professionale, raggiunge il valore massimo di 102.400 ISO (a certi ISO ci arrivano solo le Sony Alpha 7s). Provare per credere, il P30 Pro fa foto letteralmente al buio: se l’occhio umano non vede assolutamente nulla, l’occhio elettronico riesce invece a tirare fuori profili e colori per noi assolutamente impercettibili.
Impegno è stato profuso anche nella funzione AIS, ovvero una stabilizzazione ottica assistita dall’intelligenza artificiale che abbiamo visto per la prima volta in azione con il Kirin 970 lo scorso anno sul P20 Pro. Si tratta di un algoritmo software che permette di sfruttare la combinazione di stabilizzazione ottica (OIS) e AI per consentire di scattare lunghe pose fino a 8 secondi senza l’ausilio del cavalletto: utile di notte, ma da quest’anno opera anche di giorno per migliorare i ritratti e in generale tutti gli scatti che prevedono, ad esempio, la presenza d’acqua. L’intelligenza artificiale interviene anche quando si attiva l’HDR: il P30 Pro, grazie alla doppia NPU del Kirin 980, sfrutta il machine learning per riconoscere non solo la tipologia di scena fotografata ma anche la sua composizione. Così facendo il telefono scinde la foto in tante piccole parti e decide come applicare gli algoritmi HDR per creare una foto equilibrata: lo sfondo anche se luminoso non è bruciato, il viso anche se in ombra risulta correttamente illuminato, i colori sono il più possibile fedeli all’originale.
Infine, è stato migliorato anche un comparto nel quale storicamente Huawei soffre un po’ rispetto alla concorrenza: i video, e in particolare la stabilizzazione dei video, sono stati oggetto di un lavoro complesso per migliorarne la resa in tutte le condizioni di luce (complice il sistema SuperSensing). Il tutto con un’interfaccia semplificata, più immediata da usare (c’è il pulsante per attivare e disattivare l’AI a portata di dito, non è più nascosto nel menu), e una resa che complessivamente sembra migliorata ma che andrà comunque confrontata con la concorrenza per un giudizio definitivo. Curiosità : la modalità Dual-View Video (che dovrebbe arrivare con un aggiornamento OTA più avanti) per registrare contemporaneamente da due sensori posteriori – uno strumento creativo che aumenta le possibilità di creare video originali sul P30 Pro.
Anche l’occhio vuole la sua parte
Lo scorso anno il color twilight del P20 ha stravolto le palette di tutti i marchi mobile, e le imitazioni (o le “ispirazioni”, se preferite) si sono moltiplicate in questi 12 mesi. Anche quest’anno Huawei non vuole essere da meno, e sfodera un paio di chicche: la colorazione cangiante Aurora ispirata a quelle delle aurore boreali applica un’effetto tridimensionale al blu che sfuma nel verde, e poi c’è il breathing crystal che in mancanza di una definizione migliore chiameremo color unicorno con il suo misto di bianco e perlato che cambia a seconda dell’angolazione con cui lo guardate. Non mancano due colori più tradizionali: un nero assoluto e lucido, e un amber sunrise che più che rosso sembra arancio.
Sulla parte frontale ci sono altre novità . Innanzi tutto il notch, la tacca in alto sullo schermo, che è ridotta ai minimi termini: giusto quel che serve per contenere la fotocamera da 32 megapixel (singola), in un design a goccia che riduce l’impatto di questa soluzione (sacrificando il riconoscimento 3D del volto, comunque disponibile in versione 2D). Guardando bene il notch a goccia, c’è qualcosa di strano: la capsula auricolare manca totalmente. Per parlare al telefono, il P30 sfrutta il meccanismo della conduzione ossea: in pratica è lo schermo che vibra e che trasmette le vibrazioni alla testa dell’utente, vibrazioni che poi vengono rilevate dagli ossicini dell’orecchio e diventano suono per il nervo uditivo. Un vantaggio per la privacy, e non ci dovrebbero essere differenze nella vita di tutti i giorni: anzi, l’audio dovrebbe risultare migliore quando c’è molto rumore (per esempio in mezzo alla folla).
Da segnalare che il P30 Pro adotta lo schermo coi bordi curvi come il Mate 20 Pro, mentre il P30 sceglie un più consolidato design piatto come lo scorso anno. Diverse anche le diagonali tra i due terminali: 6,47 pollici per il Pro e 6,1 pollici per il P30, anche se entrambi montano pannelli OLED con risoluzione FHD+ (2340×1080) e rapporto di forma 19,5:9. Curiosa una scelta dei designer: sia il bordo superiore che quello inferiore sono completamente piatti, lisci, con un po’ di impegno si riesce persino a far stare in piedi il P30 da solo. Non si vede spesso questa soluzione in giro, di solito si preferisce un approccio curvo per rendere più dolce il passaggio dall’anteriore al posteriore. Buone notizie comunque per un particolare che troviamo in basso: l’altoparlante di sistema non è integrato nel connettore USB come sul Mate 20 Pro, quindi dovrebbe tornare agli ottimi livelli che avevamo registrato col P20 Pro.
Se vi state chiedendo dove sia il lettore di impronte ovviamente è sotto lo schermo su P30 e P30 Pro: rispetto al Mate 20 Pro, è stata cambiata la lente del sistema ottico di lettura, ora fa passare più luce e dunque dovrebbe essere più veloce. Di sicuro il riconoscimento sembra più preciso. Ma c’è un’altra differenza tra i due terminali da sottolineare: il P30 Pro fa a meno del jack audio che invece, udite udite, resiste sul P30. Quest’ultimo, inoltre, ha uno schema a tripla fotocamera sul posteriore: 40 megapixel f/1.8 SuperSpectrum (ma con una sensibilità massima di 200mila ISO), ultrawide da 16 megapixel con lente f/2.2 e zoom 3x con sensore 8 megapixel e una lente f/2.4.
Sotto il cofano c’è anche qualche altra differenza da segnalare: per tutti naturalmente Kirin 980, SoC allo stato dell’arte, così come 128GB di storage espandibili con NM card. Ci sono però 8GB di RAM sul P30 Pro e 6GB sul P30, la certificazione IP68 per il primo e solo IP53 per il secondo. E ancora, 4.200mAh di batteria con Supercharge 2.0 da 40W per il P30 Pro (non manca la ricarica wireless) e 3.650mAh con Supercharge 22,5W per il P30. Altra differenza un dettaglio non da poco: modem Cat.21, fino a 1,4Gbit di velocità in download – sempre se trovate una rete capace di garantirvi tutto questo traffico – per il P30 Pro, mentre per il P30 c’è solo un Cat.16. Non è prevista una versione 5G di questo terminale.
L’unico cosa che non cambia nel del P30 è l’interfaccia: la EMUI 9.1 su Android 9.1 Pie funziona bene, esteticamente è meno “cinese” di quanto fosse qualche anno fa, ma risente ancora di un po’ di ritardo rispetto alla pulizia e alle funzionalità dei suoi concorrenti diretti. Niente che non si possa risolvere installando un launcher diverso, ma sarebbe davvero utile a Huawei per sancire definitivamente il suo primato lavorare a una rivisitazione profonda della sua interfaccia distaccandosi dall’impostazione grafica ed estetica attuale. Niente che pregiudichi una buona esperienza d’uso, anzi: nell’uso a distanza di mesi la EMUI non mostra rallentamenti di sorta, anche grazie a un nuovo file system sviluppato da Huawei proprio con questo obiettivo e grazie all’incessante lavoro dei suoi tecnici, per integrare nella versione vanilla di Android tutte le migliorie che vengono sviluppate a Shenzen. Molto di quello che avviene nel programma di sviluppo di EMUI avviene “sotto il cofano”, per così dire: vedremo se in futuro cambierà qualcosa anche nella carrozzeria.
Quando esce e quanto costa il P30 Pro
Il P30 e il P30 Pro sono subito acquistabili, a un prezzo rispettivamente di 799 e 999 euro. Disponibile anche una versione 8/256GB per il P30 Pro a 1.099 euro. Vista la differenza esigua nel listino, e vista la presenza del sensore SuperSpectrum che arriva a 400mila ISO con in più il sensore TOF, tra i due al momento conviene senz’altro optare per il Pro: è quello che fa le foto migliori, e che monta una quadrupla fotocamera di ottimo livello per uno smartphone. In più ha anche batteria più capiente, ricarica più rapida e più RAM. Certo gli manca il jack audio: ma chi ha ancora bisogno del jack audio quando c’è il Bluetooth 5.0 a bordo? Rispetto alla concorrenza il prezzo comunque non si distacca. Va detto che nel 2018, a giudizio di chi scrive, il P20 ha stravinto per la fotocamera e l’autonomia rispetto agli avversari diretti: se anche quest’anno si confermasse questa tendenza, per i marchi che si contendono con Huawei il primato ci sarebbero parecchie gatte da pelare.
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Per combattere il fenomeno del calo repentino dei prezzi su strada dopo il lancio, quest’anno Huawei ha messo assieme un’offerta interessante per chi ordina subito il P30: chi acquista un telefono fino al 7 aprile riceverà un doppio omaggio, sotto forma di un speaker Sonos One (un ottimo speaker connesso con Alexa a bordo, che online si trova in vendita a circa 230 euro) e 50 euro di credito sulla piattaforma Huawei Video. Chi acquista entro dall’8 al 21 aprile riceverà comunque il voucher da 50 euro per Huawei Video.