Il controverso esperimento in Russia: nei visori modificati i bovini vengono trasportati dentro pascoli estivi che sembrerebbero essere riusciti a rilassarli. Mentre sulla qualità del latte serviranno altri test. Tutte le domande che rimangono appese a un simile test
La realtà virtuale può far bene agli animali? A quanto pare sì. Anche se rimangono tutti i dubbi del caso, e anche qualcuno in più, per una simile operazione: secondo quanto riporta il Moscow Times, che cita un’agenzia Interfax, un gruppo di allevatori russi del distretto di Mosca avrebbe ideato delle versioni modificate di visori per la VR sperimentandoli su una serie di capi di bestiame. Obiettivo: capire se certi paesaggi sottoposti nella realtà parallela avrebbero migliorato l’umore dei bovini e aumentato la quantità e qualità del latte un po’ come capita in altre situazioni, con la musica classica o le spazzole rotanti che le massaggiano e puliscono.
Panorami estivi e pascoli sconfinati
Un quadro vagamente inquietante, non c’è che dire, anche perché non fa che risolvere un problema ideato dall’uomo e dalla logica degli allevamenti: perché, semplicemente, non consentire alle bestie di trascorrere più tempo nei prati veri, all’aperto, invece di sottoporle a un trattamento digitale? Ci sono elementi ostativi da considerare per il pascolo, fra cui le condizioni meteo in certi periodi dell’anno, per quanto le mucche sopportino bene temperature anche rigide, ma l’esperimento lascia in parte l’amaro in bocca.
A quanto pare, i panorami virtuali sottoposti alle mucche da latte consistevano in campi estivi con una gamma di colori orientata sulla base delle loro capacità cognitive (vedono di più le tinte sul rosso rispetto a quelle sul verde o sul blu). Anche i supporti sono stati modificati in modo da adattarsi senza problemi al capo dei bovini e ai loro occhi. La foto della frisona diffusa dal ministero dell’agricoltura regionale (qui il report) rende bene l’idea. Secondo l’agenzia – ripresa anche da Engadget – pare abbia funzionato. Almeno a un livello base, sostiene l’amministrazione regionale: il primo test ha infatti ridotto l’ansia delle mucche e migliorato il benessere complessivo, sebbene se non sia dato capire in base a quali parametri questi elementi siano stati valutati. Sulla qualità o la quantità del latte, invece, è tutto meno chiaro: serviranno altri test più ampi.
I dubbi che rimangono
Anche Engadget si pone ovviamente delle questioni, sia etiche sia tecniche, su questo progetto che Interfax dice essere stato messo a punto con sviluppatori e veterinari in una fattoria di Krasnogorsk, 23 chilometri dalla capitale, dopo altri test condotti alla RusMoloko, nel distretto urbano di Ramensky, dalla parte opposta della metropoli. Le questioni sono le seguenti: perché – banalmente – non far uscire le mucche più spesso? E come la mettiamo con la ricarica delle batterie dei visori? Non solo: sappiamo con certezza quali siano gli effetti di questo “salto” fra realtà fisica e realtà virtuale per il benessere psicologico dei capi? Questioni spinose a parte, chissà che non possa diventare una soluzione per i contesti più rigidi o complicati, dove non esistono campi più “piacevoli” per le bestie, condannate a un’esistenza confinata in una stalla.