Aiutare l’evoluzione umana con i “robodomestici”. Ecco la mission di Momo e di Morpheos, la startup siciliana lanciata da Digital Magics. Qui l’intervista a Edoardo Scarso, uno dei fondatori.
Edoardo Scarso, fondatore di Morpheos insieme al fratello Davide, è una persona che vuole rendere i sogni delle realtà. Ma non solo per sé e la sua azienda, nata nel 2014 con un capitale di partenza di 50 mila euro, ma per l’umanità. Lui e il suo team, formato da 4 persone (oltre lui e il fratello, ci sono Nicola Picone e Luca Bonaccorsi), hanno creato un manifesto proprio per non smarrire questa strada.
Tra i principi ispiratori si legge: «L’obiettivo principe in Morpheos è la ricerca, sia di base sia applicata, orientata alla prototipizzazione e alla produzione di dispositivi/soluzioni in grado di migliorare la condizione umana in generale». Sarà proprio per questo che Edoardo, quando gli si chiede se ha una figura a cui si ispira, non cita Bill Gates o Steve Jobs, ma Dean Kamen, l’inventore del Segway PT. «Perché lui non ha creato solo quello, ha anche realizzato strumenti medicali e un depuratore d’acqua universale, compatto ed economico, pensato per dare acqua potabile al 50% della popolazione mondiale».
È per questo che da Morpheos non poteva che nascere Momo.
Il robodomestico low-cost (e dotato di buon senso)
Momo è quello che Edoardo definisce un “robodomestico“, un elettrodomestico robotico. Gli elettrodomestici oggi nelle nostre case non danno un supporto proattivo all’utente, si limitano a valutare le situzioni. Invece Momo è un dispositivo smart home con sensori per il controllo dell’ambiente gestiti da un sistema di intelligenza artificiale. Grazie alle tecnologie avanzate proprietarie, Momo riesce ad analizzare ciò che lo circonda riconoscendo i volti, gli oggetti e i suoni, “adatta” le stanze in base all’umore e alle esigenze delle persone creando ambienti più sicuri e confortevoli.
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Com’è nata Morpheos? Perché avete scelto questo nome?
Ci occupavamo in ricerca e sviluppo in un altra società di cui mio padre era socio. In quest’azienda ho dato il via a dei reparti di ricerca e sviluppo dove ho iniziato a sviluppare un assistente virtuale grafico, con un motore capace di comprendere un linguaggio umano ma con cui, a differenza di Siri, si potevano fare discorsi multipli, si poteva parlare liberamente. Era un’esperienza interessante dal punto di vista dell’interazione uomo-macchina. Questa attività non ha trovato continuità nell’azienda e quindi io e mio fratello Davide abbiamo creato uno spin off, Morpheos appunto.
Come sono stati gli inizi in Morpheos?
All’inizio eravamo solo noi due. Abbiamo iniziato a pensare subito a Momo: il periodo di elaborazione dell’idea è durato un anno e mezzo, periodo in cui abbiamo lavorato per codificare risposte semplici a funzioni complesse. Siamo partiti dai problemi domestici: quando devi portare intelligenza dentro una stanza, devi valutare l’ambiente e le sue domande. Siamo partiti dalle nostre case e poi abbiamo valutato altri ambienti. Poi è arrivata la vittoria del bando Smart & Start e l’incontro con Digital Magics.
Avete scelto voi Digital Magics? Se sì, perché?
Ci siamo incontrati e ci siamo intesi subito: hanno capito che eravamo una startup atipica perché eravamo già organizzati. Hanno visto il prototipo e hanno deciso di entrare in società. Ci stanno dando un enorme supporto in termini economici, finanziari e strategici. Con loro abbiamo un confronto quotidiano: ci hanno dato degli spunti che hanno stanno migliorando molto il progetto.
Perché avete scelto il nome Morpheos per la vostra azienda?
È un riferimento alla mitologia: quando iniziamo un progetto, sembra sempre di parlare di qualcosa di irraggiungibile, un sogno. Poi ci si lavora e quell’idea inizia a diventare qualcosa di concreto. È come il processo che avviene durante il sonno e la veglia, quando l’idea è ancora astratta e poi si concretizza. L’altro aspetto è semantico. Siccome il nostro core business è trasformare e sviluppare qualcosa che può essere definito e assimilato in un sistema operativo, ecco che Morph va a indicare la forma (dal significato in greco della parola), mentre Os è la sigla con cui si indica “sistema operativo”.
Prima di partire avrete fatto una ricerca di mercato e avete deciso di lavorare su Momo: avete scoperto che gli italiani hanno bisogno di più sicurezza in casa? Perché, secondo voi?
Da una parte c’è la sicurezza anti effrazione, per cui oggi si usa un sistema di allarme. Poi c’è la sicurezza della persona, messa in pericolo da fughe di gas, allagamenti. Infine c’è la sicurezza nello stato di salute dell’essere umano, soprattutto per bambini e anziani. Abbiamo preso ad esempio una famiglia media italiana. Abbiamo affrontato il problema del controllo degli accessi alle abitazioni e poi abbiamo capito che questi bisogni, seppur soddisfatti da tecnologie migliorabili, avevano soluzioni costose e invasive, ma che sul mercato non c’era un monitoraggio intelligente per la salute dei figli ad esempio.
Come avete lavorato su questo aspetto?
Siamo partiti da questo, per permettere ai genitori di sapere sempre se il bambino sta bene. Poi ci siamo spostati sugli anziani. Abbiamo analizzato il problema delle distanze, perché non sempre gli anziani vivono con le proprie famiglie. Momo monitora la salute dei nostri cari e ci permette di rispondere prima alle loro esigenze. Stiamo lavorando sull’intelligenza artificialeper creare un sostituo intelligente e autonomo del proprietario quando lui non è in casa.
L’obiettivo? Rendere le abitazioni più sicure e confortevoli in base alle abitudini di chi vive la casa.
In cosa Momo implementa l’aspetto di comfort e sicurezza rispetto alle tecnologie precedenti?
Prima di tutto le tecnologie precedenti hanno dei difetti: fra tutti, il costo. Per avere tutte le funzioni di Momo, si deve comprare più dispositivi che costano un terzo di quanto costa Momo da solo, che assolve a molte più funzioni. La domotica oggi ha costi troppo alti, e poi, anche quando si riesce ad accedere a questi strumenti, l’utente deve acquisire delle competenze per gestirle. Non c’è un’intelligenza artificiale che lo gestice per lui, è l’utente a programmare e impostare le funzioni. Momo invece è dotato di “buon senso”.
Cosa signfica?
Se Momo osserva una situaziona non idonea, spegne le luci e fa quello che noi non facciamo. Prendiamo ad esempio il riscaldamento: ci sono quelli che hanno il termostato e spengono e accendono l’impianto; altri hanno la programmazione oraria. Magari funziona, viene impostata, ma non è efficiente perché se quel giorno pranzo fuori, non uso quel calore che partirà secondo le impostazioni. Momo invece riscalda la casa quando ci siamo e preriscalda gli ambienti che andremo ad utilizzare più tardi, in modo da garantire sempre il comfort. Questo oggi la domotica non lo prevede. Allo stesso tempo non esiste la segnalazione di eventi complessi. La domotica rileva un allarme, ma non rileva un incidente domestico. Per il quale serve un software ad hoc.
Sul vostro profilo Linkedin si legge che “Morpheos è una startup innovativa composta da un team eterogeneo di ingegneri informatici, elettronici, designer, strategist, e business manager; tutti accomunati da una forte etica del lavoro ed integrità intellettuale”: come applicate questi due concetti – etica del lavoro e integrità intellettuale – al vostro lavoro?
Per noi etica del lavoro significa rispetto di ciò che facciamo: siamo persone dinamiche, litighiamo sulle scelte lavorative perché difendiamo le nostre idee e facciamo un confronto costruttivo, senza mai cercare la rottura. Progettiamo il lavoro, il processo, perché se non garantisci il processo lavorativo alla base della produzione, non puoi garantire quest’ultima. E teniamo in alta considera le persone, non puoi raggiungere un obiettivo senza rispettare il tuo team.
Poi c’è l’integrità intellettuale, per noi fondamentale. Per questo abbiamo sviluppato il manifesto.
Cosa c’è nel futuro di Morpheos?
Siamo focalizzati sullo sviluppo di Momo: questo è l’inizio di un percorso che dal prototipo ci porterà alla produzione e poi alla vendita del prodotto finale. Richiederà moltissima concentrazione. Tuttavia abbiamo nel cassetto tantissimi progetti pensati e preanalizzati, ma per ora senza copertura finanziaria. Il tutto mira a pensare a un nuovo modo di vivere la casa con l’intelligenza artificiale, orientando la tecnologia ai nostri fabbisogni.
Cos’è per te l’innovazione?
L’innovazione è quella situazione in cui mi rendo conto che una nuova invenzione o un nuovo modo di fare o di pensare qualcosa, cambia quello che per me era un’abitudine – qualcosa che non cambia mai. Se questo cambiamento mi porta un enorme beneficio, allora è innovazione. Si tratta di fare un passo avanti verso l’evoluzione personale e globale, che per me significa aiutare l’umanità nel suo percorso evolutivo.