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Per la pubblicazione di HplusM, interviene al Meet the Media Guru di Milano l’esperto Accenture di AI. “Siamo entrati nella terza era della trasformazione industriale. Quella della collaborazione tra uomo e macchine”
In occasione della pubblicazione di “Human+Machine: Reimagining Work in the Age of AI”, libro scritto a quattro mani con James Wilson, fa tappa a Milano una delle figure più interessanti dell’innovazione. Paul R. Daugherty, Chief Technology&Innovation Officer di Accenture.
![Paul Daugherty: “Superuomini? No, ma l’AI aiuterà l’uomo a superare i suoi limiti” | VIDEO Schermata 2018 06 28 alle 12.49.54](https://cdn.startupitalia.eu/wp-content/uploads/sites/13/2018/06/Schermata-2018-06-28-alle-12.49.54.png)
Ad offrire l’occasione per un così stimolante incontro l’evento organizzato dalla piattaforma Meet the Media Guru che ha occupato con un numeroso pubblico l’auditorium del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia.
Il meglio deve ancora arrivare
Vecchi timori e nuove opportunità. Questi due dei punti principali su cui si focalizzano le riflessioni di Paul Daugherty, e di conseguenza anche le pagine di Human+Machine, parlando di Artificial Intelligence. “L’AI può aiutarci a ripensare e trasformare il futuro delle nostre aziende attraverso una collaborazione costruttiva tra uomini e macchine. L’obiettivo non è quello di generare dei ‘superuomini’ artificiali, ma di utilizzare la tecnologia per aiutare l’uomo a superare i propri limiti”.
Gli esempi in tal senso sono già numerosi. Coltivazioni urbane che si autogestiscono, device di ultima generazione pensati per precise patologie mediche, robot industriali che semplificano i procedimenti ripetitivi.
“Le opportunità che si aprono davanti a noi sono infinite, ma per coglierle bisogna prima sfatare qualche mito. Le macchine non prenderanno il sopravvento sul genere umano – niente scenari distopici alla Terminator, per intenderci – e non ci ruberanno il lavoro”, rassicura Daugherty.
Che poi corregge il tiro. “Alcune tipologie di lavoro verranno meno, questo è vero. Ma spesso non si tiene conto che molte altre verranno create proprio per merito dell’AI”. In particolare, Human+Machine identifica 6 nuove possibili categorie di professioni attive in aree differenti.
- i trainers: chiamati a istruire i sistemi intelligenti e gli algoritmi su come imitare i comportamenti umani;
- gli explainers: con il compito di ridurre il gap tra sviluppi tecnologici e applicazioni concrete a livello di business;
- i sustainers: figure deputate al corretto funzionamento dei sistemi intelligenti, in quanto strumenti creati al servizio dell’uomo.
Ci sono paure e miti… ma l’ #IntelligenzaArtificiale impone 3 imperativi:
1) re-immaginare il business
2) nuovo approccio al lavoro
3) responsabilità (richiamando le leggi della robotica di Asimov)
#meetDaugherty #HplusM@pauldaugh @mmguru @Accentureitalia @AI4Business_it pic.twitter.com/oHdaRNUP7i— NicBoldrini (@NicBoldrini) June 27, 2018
Face to face con la “missing middle”
Filosofia e consigli per un approccio corretto all’innovazione: “Human+Machine: Reimagining Work in the Age of AI”, il libro di Paul Daugherty, mescola insieme questi due aspetti facendo leva sull’esperienza accumulata studiando i diversi comportamenti di 1500 aziende alle prese con la digital transformation.
Un’esperienza che si traduce in 5 punti/passaggi da seguire nell’applicazione dell’AI alla propria realtà lavorativa: Mindset (atteggiamento mentale), Enterprise (impresa), Leadership, Data e Skills (capacità). “Le aziende innovative possono fare leva su questo modello per cavalcare la terza trasformazione industriale – o ‘missing middle’, come viene chiamata nel libro – e fare tesoro della collaborazione tra uomo e macchina basata sull’IA”.
![Paul Daugherty: “Superuomini? No, ma l’AI aiuterà l’uomo a superare i suoi limiti” | VIDEO IMG 20180628 125739](https://cdn.startupitalia.eu/wp-content/uploads/sites/13/2018/06/IMG_20180628_125739.jpg)
Ovviamente, i consigli non vengono rivolti solo alle aziende, ma anche ai vari Paesi. E all’Italia, in particolare. “Un governo, oggi, non può fare a meno di interrogarsi su quale approccio avere con l’Artificial Intelligence perché ciò avrà delle importanti conseguenze sul mercato del lavoro. E la stessa cosa si può dire per raccolta e utilizzo dei dati che sono il vero carburante dell’innovazione. L’approccio corretto è un approccio responsabile”.