La società è stata creata nel 2013 da due ventenni: Thomas Sohmers e Paul Sexeben. La sua missione è progettare le CPU del futuro attraverso nuovi chip che ridurrebbero i consumi, a parità di capacità di calcolo, circa a 1/20 di quelli attuali
La notizia è dello scorso 21 luglio: la FF Science, una parte del Founders Fund che si dedica a società che affrontano importanti sfide ingegneristiche, ha deciso di investire oltre 1 milione di dollari sulla Rex Computing, una società fondata nel 2013 dal 19 enne Thomas Sohmers e dal collega Paul Sexeben, che sta lavorando per progettare le CPU del futuro.
Per Thomas, nato a metà degli anni Novanta, le CPU che utilizziamo oggi sono obsolete. «I processori esistenti sono stati progettati un quarto di secolo fa – si legge nel suo sito web – in un momento in cui la quantità di energia per spostare i dati era approssimativamente uguale alla quantità di energia richiesta per fare elaborazioni utili a tali dati».
Oggi invece, dice Sohmers, abbiamo bisogno di CPU che consumino molta meno energia. Abbiamo bisogno di una nuova architettura più efficiente per costruire nuovi processori. Per questa idea, a soli 17 anni, nel 2013, ha vinto una delle prestigiose “20 Under 20” Fellowship, grazie alla quale ha cominciato la progettazione di Rex Computing.
Anche il cv dell’altro giovanissimo co-fondatore, Paul Sebexen, CEO di REX Computing, non passa certo inosservato. Paul ha iniziato a programmare quando era solo un bambino, proseguendo gli studi in computer science al Georgia Institute of Technology. Ha lavorato in settori come la biologia strutturale e la nanofabbricazione.
La rivoluzione di Rex Computing
Quella che propongono questi due giovani scienziati è una sorta di rivoluzione nel modo di pensare alla CPU. Una rivoluzione che passa attraverso un chip che permetterà di aumentare enormemente l’efficienza energetica a parità di performance, delle CPU attuali. Il nocciolo della questione è il nuovo design di hardware e software, componente fondamentale della nuova architettura, per massimizzare efficienza e prestazioni.
«Ci siamo resi conto – si legge nel loro comunicato stampa – che vi era un grande difetto nel design stesso del processore, un errore che si è protratto per 20 anni. La memoria è il maggior consumatore di energia, il collo di bottiglia per il processore, e l’industria si è concentrata finora sul miglioramento delle prestazioni senza però focalizzarsi sull’efficienza del processo di movimento dei dati. Per questo abbiamo ripensato l’architettura di elaborazione da zero e progettato il nostro chip con un design completamente nuovo».
Un chip da super computer
Il nuovo chip da 256-core sarà il primo a toccare i 50 GFLOPs per watt, raggiungendo funzionalità tradizionalmente riservate ai super computer o a centri dati di grandi dimensioni. Il tutto a quanto pare avverrà molto presto. Sohmers e compagni puntano infatti a distribuire ai partner entro l’anno prossimo il loro prototipo di chip, e vendere le versioni finali entro la metà del 2017.