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Da Hyperloop alle app per il ridesharing, la rivoluzione della mobilità passa per la condivisione e l’integrazione con i sistemi esistenti
Da una parte, la tecnologia futuristica di Hyperloop – che pure si avvia a grandi passi verso le prime realizzazioni concrete; dall’altra, le resistenze italiane agli operatori che hanno ridisegnato il panorama degli spostamenti sia urbani che di medio raggio. Sembrano due pianeti diversi, ma invece stanno tutti e due sotto il segno delle nuove forme di mobilità che stanno cambiando le nostre abitudini.
Oggi l’approccio alla mobilità deve essere non solo “intelligente”, ma tendere sempre più verso la sostenibilità: un modo di pensare e fare business che è stato illustrato in un panel nell’ambito di Startupitalia! Open Summit da Gabriele Gresta, uno dei fondatori di Hyperloop; Francesco Inguscio, amministratore delegato di Nuvolab; Andrea Incondi, Carlo Tursi e Andrea Saviane, i CEO, rispettivamente, delle filiali italiane di Flixbus, Uber e BlaBlaCar.
Ridisegnare la mobilità
Gresta ha raccontato le ultime fasi a cui è giunto lo sviluppo del progetto per costruire una rete di trasporto basata su capsule che viaggiano in tunnel privi d’aria, con la tecnica della levitazione magnetica: il governo francese ha da poco accordato a Hyperloop il permesso di costruire un primo “tubo” di prova di 2 chilometri, nell’area dell’ex aeroporto di Tolosa, e i lavori sono già iniziati, in parallelo con il primo cantiere in corso ad Abu Dhabi. “L’Hyperloop è un insieme di tecnologie che esistevano già”, ha spiegato. “Le abbiamo solo messe assieme per costruire un mezzo che non sia solo veloce ma anche economico ed efficiente dal punto di vista energetico: tanto è vero che grazie all’uso delle fonti rinnovabili – eolica, elettrica, cinetica – a lungo andare il nostro sistema rimetterà in rete più energia di quella utilizzata per funzionare. Stiamo già lavorando con venti governi nel mondo, anche se per ora in Italia abbiano avuto poco ascolto. Il nostro obiettivo è ridisegnare del tutto il modo in cui trasportiamo non solo i passeggeri, ma anche le merci”.
Integrazione con i servizi esistenti
Seppure in modo meno avveniristico, è quello che – per quanto riguarda le persone – hanno iniziato a fare BlaBlaCar, Uber e Flixbus. Aziende che secondo i loro manager offrono una risposta – declinata in forme diverse – a un’esigenza sempre più diffusa tra i cittadini: spostarsi a prezzi più bassi e tentando di ridurre l’impatto dei viaggi sull’ambiente. In molti si sono resi conto, ha spiegato infatti Tursi, che “l’uso privato dell’auto non è efficiente: comporta traffico, inquinamento, occupazione degli spazi delle città, che sono disegnate attorno alle macchine. Il modello di Uber va in questa direzione, integrandosi con quello dei trasporti pubblici. La nostra tecnologia rende più facile alle persone coprire l’ultimo miglio, quello che le separa da casa alla stazione della metropolitana, come abbiamo riscontrato a Londra”.
Carpooling, un fenomeno sempre più diffuso
Attualmente, ha aggiunto ancora Tursi, “il 5 per cento del trasporto globale di persone avviene con la formula del ridesharing: le previsioni dicono che nel 2025 arriveremo a un quarto del totale, e anche se in Italia è tutto più lento, il trend è chiaro”.
Non a caso, è proprio sui tragitti medi, come quelli per arrivare sul luogo di lavoro, che BlaBlaCar sta cercando di allargare il suo business, forte del successo ottenuto nel segmento della condivisione di viaggi lunghi: “Dal 96 per cento dei comuni italiani in Italia” ha spiegato l’ad Saviane, “è partito almeno un viaggio con BlaBlaCar, una capillarità che non ha nessun altro. Ora però stiamo cercando di capire se il carpooling può funzionare anche in un’altra fetta di mercato, quella che copre la maggior parte dei chilometri percorsi in auto”. “La sperimentazione è iniziata nella regione di Parigi, e i primi dati sono molto confortanti”, ha aggiunto: “Speriamo di poterla esportare anche in Italia: credo che aiuterebbe a risolvere parte del problema del traffico che assedia le nostre città”.
Le resistenze del sistema italiano
Sulle lunghe distanze, invece, è focalizzata l’attività di Flixbus, che in queste ultime settimane è tornata al centro dell’attenzione a causa di un emendamento alla legge di Stabilità attualmente in discussione: in sostanza, la norma vieterebbe alla società – che non possiede alcun pullman ma si limita a stabilire gli standard di qualità dei mezzi dei partner, a definire gli itinerari e a gestire marketing e vendita dei biglietti – di operare nel nostro paese. Flixbus, ha detto Incondi, “ha creato 1500 posti di lavoro in due anni, consentendo a piccole aziende di trasporto di accedere a un mercato altrimenti off-limits, e ha permesso a tutti i cittadini di fare viaggi lunghi a prezzi molto bassi: una novità che evidentemente disturba qualche ‘amico degli amici. Noi siano pronti a continuare a offrire i nostri servizi, e a ricorrere di nuovo in tribunale”: come già fatto la scorsa primavera contro una norma analoga, con il Tar che diede ragione alla società.