Omnidermal Biomedics e PBL ne stanno producendo un centinaio ma aspettano ancora la certificazione
Automatizzare un ventilatore polmonare manuale. C’è riuscita la startup innovativa Omnidermal Biomedics di Rubbiano (Solignano), incubata nella I3P del Politecnico di Torino, che insieme alla PBL, azienda di sviluppo, progettazione e commercio di soluzioni di automazione per la chimica-farmaceutica che ha investito in Omnidermal Medics, ha messo a punto un nuovo ventilatore ospedaliero. “L’idea è partita da Omnidermal Biomedics – afferma Marco Serventi, CEO di PBL – che ha curato la parte software, mentre PBL si è occupata dell’hardware. Abbiamo realizzato il primo prototipo funzionante in 10 giorni dalla sua ideazione” .
ABU è il nome del ventilatore automatico che, per il momento, è stato testato in alcuni ospedali italiani, tra cui il Policlinico “Gemelli” di Roma. Un’idea che, una volta certificata, restituirebbe un sospiro di sollievo ai reparti ospedalieri ancora in difficoltà .
ABU: il nuovo ventilatore polmonare
“ABU nasce come dispositivo per la ventilazione assistita dei pazienti intubati nei reparti di terapia intensiva e subintensiva“, spiega il CEO Serventi. Normalmente questo pallone auto-espandibile viene impiegato nella ventilazione manuale dei pazienti sedati o per supportare l’attività respiratoria di una persona in arresto cardiocircolatorio. Grazie all’idea sviluppata, questo strumento diventa meccanico ed è capace di monitorare in tempo reale i parametri respiratori.
“I componenti utilizzati per la messa a punto di ABU sono certificati – afferma il CEO di PBL – E la fase di testing ha trovato riscontro positivo da parte dei medici che hanno potuto studiarlo. Manca solo la certificazione che, con i lunghi tempi di attesa, finora ha tardato ad arrivare. Al momento, nella nostra sede abbiamo predisposto interi banchi a catene di montaggio, riconvertendo la produzione. Per ora abbiamo materiale sufficiente a fabbricarne massimo 300. Attualmente sono 33 i nostri dipendenti a lavoro h24, anche di sabato e domenica, per produrne un centinaio. Giorno dopo giorno aumentano sempre di più le richieste che ci arrivano dall’estero, in particolare da U.S.A e Gran Bretagna, ma restiamo in attesa, prima di spedirli fuori dal nostro Paese, della certificazione italiana. Ci auguriamo di ricevere risposta quanto prima”.
Cosa fa la Omnidermal Biomedics
Specializzata nel settore biomedicale, Omnidermal Biomedics è nata solo due anni fa ma è già stata notata a livello internazionale e selezionata, lo scorso gennaio, tra le 40 aziende medicali più promettenti d’Europa dal programma EU-Gateway dell’Unione Europea. Si occupa dello sviluppo di dispositivi facili da utilizzare, completamente automatizzati e dotati di intelligenza artificiale per l’analisi dei parametri e delle caratteristiche oggettive delle patologie cutanee che la semplice valutazione visiva, con gli strumenti attualmente in commercio, non consentirebbe di valutare.
WoundViewer è la prima tecnologia sviluppata dal team di giovani professionisti altamente qualificati, di 35 anni in media, capace di acquisire e processare automaticamente le immagini delle ulcere tramite un algoritmo di intelligenza artificiale fornendo al medico parametri fondamentali come l’area, la profondità , il riconoscimento della composizione del tessuto dell’ulcera e la presenza di infezioni letali. In questo modo, il dottore può prevedere l’insorgenza di letali complicazioni e ridurre sensibilmente i tempi di guarigione.
“Per quanto riguarda ABU, ci siamo occupati, in particolar modo, della parte clinica delle valvole che automatizzano il respiratore manuale. Le pinze schiacciano il pallone espansibile in modo controllato e il dispositivo fornisce tutti i parametri respiratori del paziente – spiega Jacopo Secco, cofounder di Omnidermal Biomedics – Qualora si dovesse verificare un malfunzionamento, scatterebbe il sistema di allarme”.
Omnidermal Biomedics, fondata da Jacopo Secco, Marco Farina e Alberto Uberti, e amministrata da Filippo Begarani, ha aggiunto che il dispositivo potrà essere utilizzato anche dopo l’estubazione per la riabilitazione del paziente.
Chiara Buratti muove i suoi primi passi nel mondo del giornalismo nel 2011 al "Tirreno" di Viareggio. Nel 2012 si laurea in Comunicazione Pubblica e nel 2014 consegue il Master in Giornalismo. Dopo varie esperienze, anche all'estero (in Spagna), dal 2016 è giornalista professionista. Lavora nel web, sulla carta stampata e in TV con emittenti nazionali anche come videoeditor e videomaker
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