Le tute spaziali per astronauti sono poche e preziose. Da poco è stato progettato un nuovo modello ma la missione del 2024 rischia di saltare perchè non è ancora pronta quella da donna
Nessun indumento è più complesso, più costoso e più scomodo delle tute spaziali che gli astronauti indossano per fare le attività al d fuori delle loro capsule, sia in orbita sia sulla Luna e, più in là nel futuro, su Marte o su qualche asteroide.
Com’è fatta una tuta spaziale
Si tratta di una piccola astronave portatile capace di mantenere l’astronauta che la indossa in condizioni di pressione e temperatura accettabili, oltre a fornire l’ossigeno da respirare, l’acqua da bere, l’illuminazione per lavorare al buio, i contatti radio con il resto dell’equipaggio. Tutti compiti importantissimi e assolutamente necessari per permettere agli astronauti di sopravvivere nel vuoto cosmico dove al sole si bolle e all’ombra di gela. I circuiti interni alla tuta devono scaldare la parte gelida e raffreddare la parte bollente, ma il compito più difficile è la gestione della differenza di pressione tra l’interno dove ci devono essere condizione accettabili per gli esseri umani abituati a vivere alla pressione dell’atmosfera ed il vuoto cosmico dove la pressione è nulla. Questo inevitabilmente rende le tute, che sono fatte di molti strati di tessuti e materiali diversi, degli specie di scafandri semirigidi all’interno dei quali gli astronauti faticano a muoversi. Particolare attenzione è sempre stata dedicata ai guanti per evitare che la rigidezza impedisca i movimenti. Tuttavia, non è raro che dopo una sessione di attività extraveicolare gli astronauti abbiamo le mani dolenti e sanguinanti.
Ogni tuta vale 150 milioni di dollari
La NASA ha ora a disposizione quattro Extravehicular Mobility Units (EMU) funzionanti che rappresentano quanto è rimasto di un guardaroba di 18 tute costruite nel 1974 per un costo unitario che ha oscillato tra i 15 ed i 22 milioni di dollari di allora, grossomodo 150 milioni di dollari attuali. Tecnicamente ce ne sono altre 7 variamente danneggiate che possono essere usate per parti di ricambio, tuttavia, dopo più di 45 anni dalla costruzione, è tempo di rinnovare il guardaroba degli astronauti.
Non stupisce che, quando nel 2007 si sono fatti i piani per la missione Constellation che avrebbe dovuto essere il primo passo per riportare la NASA sulla Luna, si sia pensato di riprogettare le tute per le passeggiate lunari che devono avere tutte le caratteristiche di quelle utilizzate per la Stazione Spaziale ma che, inoltre, devono resistere all’azione abrasiva della regolite lunare, una polvere elettricamente carica che si attacca a tutto ed è anche tossica. Ci sono voluti 10 anni perché si arrivasse finalmente al progetto delle tute di nuova generazione chiamate xEmu (da Exploration Extravehicular Mobility Unit) che avrebbero dovuto sostituire le vetuste EMU.
La missione Artemis: manca la tuta spaziale per l’astronauta donna
Il primo banco di prova per le nuove tute avrebbe dovuto essere la missione Artemis che prevede il ritorno alla Luna entro il 2024 con un equipaggio formato dalla prima donna e dal primo astronauta di colore.
Nessuno alla NASA è mai stato pronto a giurare sulla data del 2024, scelta a tavolino dallo ex presidente Trump su basi puramente politiche anche perché gli ostacoli sono sempre stati tanti, a cominciare dalla poca disponibilità del congresso ad approvare i fondi richiesti dal progetto Artemis.
Tuttavia, l’ispettorato generale della NASA ha recentemente dichiarato che la data del 2024 è irrealistica non solo per cronica mancanza di fondi, ma proprio a causa delle tute che non possono essere pronte in tempo. Nonostante il prototipo delle xEMU fosse già disponibile nel 2019, a tutt’oggi le tute, il cui sviluppo è costato 420 milioni di dollari, non hanno gli standard di sicurezza richiesti dalla NASA. Se tutto andrà bene, le prime tute lunari potrebbero essere pronte per il novembre 2024, cosa che esclude un allunaggio entro la fine del 2024 sia fattibile.
Inutile arrivare sulla Luna per scoprire di non avere niente da mettersi per ripetere, 55 anni dopo, la storica passeggiata di Neil Armstrong e Buzz Aldrin.
Ci pensa Elon Musk?
Il sempre propositivo Elon Musk si è fatto prontamente avanti offrendosi come sarto spaziale alternativo ma in questo momento la NASA è bene che si tenga alla larga da SpaceX, almeno fino a quando il giudice non avrà deciso sulla causa intentata da Jeff Bezos che la vede sul banco degli imputati per avere affidato il contratto per il modulo lunare proprio a SpaceX.
Anche questo strascico giudiziario contribuirà ai ritardi del progetto Artemis, che oltre a essere la sorella gemella di Apollo, è sempre stata ritratta in succinti abiti da caccia.
Certo, il modello è un po’ datato ma è sicuramente più comodo di una tuta spaziale.