Il riassunto dei primi sei mesi del 2015: exit, investimenti, politica, innovazioni. Ecco tutto quello che è successo, numeri e storie, nel mondo delle startup italiane.
5 gennaio. E’ un lunedì, il primo giorno davvero lavorativo del 2015. Di quelli in cui lo spumante delle feste non è stato ancora del tutto smaltito. Gianluigi Parrotto, 20 anni, allievo del Majorana di Brindisi, la scuola modello di Salvatore Giuliano, annuncia di aver venduto la sua GPRenewable ad un fondo statunitense per 5,5 milioni di euro. E’ la prima exit dell’anno. E arriva in una giornata in cui non te lo aspetti. Faceva davvero sperare bene quell’exit. Speranze rafforzate da quelle di poche settimane dopo. Arriva quella di Mapp2App acquistata dallo shark Fabio Cannavale di Bravofly.
E poi quella di Pizzabo, comprata da Rocket Internet per una cifra mai confermata che i più ottimisti hanno immaginato di 55 milioni (i più scettici 5). A breve giro è il turno di Restopolis e Mytable, acquistate da TheFork (Tripadvisor). Nei primi 40 giorni dell’anno quasi tutte le exit dei primi sei mesi. Un inizio di anno col botto. A completare il quadro Pazienti.it, acquistata il 20 giugno dal gruppo Sapio e in zona cesarini (del semestre) Novà acquistata da H-Farm. Sette exit in sei mesi. Solo una con un cifra resa pubblica, quella di GPRenewable.
Gli investimenti del 2015 (a 33,9 milioni)
Se le premesse dei primi giorni dell’anno lasciavano sperare quel cambio di passo che da più parti si auspicava (e si continua ad auspicare) per ecosistema italiano, gli altri 4 ci hanno rapidamente portato con i piedi per terra. Non che non sia successo nulla. Ma a valutare le cifre note e gli accordi resi pubblici, non si può dire che ci sia stato un vero cambio di tendenza. Abbiamo contato sul mercato del venture capital 29 investimenti nei primi 3 mesi in startup per un totale di 33,96 milioni di euro (nel 2014, le cifre più ottimistiche vogliono che siano stati investiti 118 milioni, quelle meno 44. Se volessimo ragionare sulla media, poco o nulla è cambiato).
Si tratta ovviamente di tutto ciò che è stato comunicato o che è riuscito a trapelare, ma è comunque una foto parziale. Stando agli investimenti, seed e pre seed a parte, in larga parte si tratta di quelli che comunemente chiamiamo round A. Anche se, a differenza del 2014, cominciano ad apparire i primi round B. Il più grosso quello di Genetta Science (healthcare,10 milioni) ma Musement (turismo) ha raccolto 5 milioni, stessa cifra per Satispay (Fintech), 4 per LoveTheSign, 3 per Wise (healthcare). L’anno scorso su questa cifra viaggiava solo il round chiuso da Musixmatch di Max Ciociola.
Shark Tank, Italia Startup e il digital single market UE
Da quei 34 milioni di investimenti in capitale di ventura, sono esclusi i 4,3 milioni catodici di Shark Bite, fondo di investimento dei 5 squali di Shark Tank che ci siamo divertiti a seguire nelle 3 puntate andate in onda. Il motivo a molti di voi sarà già chiaro: non sempre si è trattato di startup come ci piace intenderle (anche se da lì sono passati molti volti noti come quelli di GreenRail, Pubster, Gnammo). Però li riportiamo come fatto dei primi sei mesi di questo 2015. E’ un po’ anche il 2015 di Shark Tank. Di Fabio Cannavale e di Gianluca Dettori (d-pixel) soprattutto.
Come è un po’ il 2015 di Invitalia che lancerà a breve un fondo di investimento da 50 milioni da investire in startup. Un fatto che cambia le carte in tavola. Almeno in parte. Insieme all’operazione di Cassa depositi e prestiti che vuole muovere 600 milioni sulle startup. E l’arrivo del piano Junker per il digital single market che, dati alla mano, vale 5 volte il Colosseo (e poco meno della Tour Eiffel). Prima di passare ai numeri, settore per settore, nei primi sei mesi del 2015 c’è stato anche il cambio di guardia alla guida di Italia Startup. Fuori Donadon dopo un triennio di startup (ora si dedicherà alla quotazione di H-Farm) arriva Bicocchi Pichi che parte con una promessa: «lavorerò allo scaleup dell’ecosistema». Buona fortuna. Ultimo fatto da annotare: Digital Magics ha comprato il 28% di Talent Garden. Obbiettivo: costruire il più grande hub dell’innovazione in Italia. Ed è una grande notizia.
Qui come sono distribuiti gli investimenti in startup regione per regione nei primi 6 mesi del 2015
L’exploit del food, primo round B per il fintech
Dati. A guardarli bene (al lordo delle cifre undisclosed) molto hanno portato in questi primi sei mesi le startup del food, soprattutto a inizio anno. Il motivo lo hanno spiegato a StartupItalia! Paolo Cellini, docente di marketing alla Luiss di Roma e Massimiliano Magrini, United Ventures. Da un lato a inizio anno si cominciava a ripetere la stessa dinamica degli anni 2000 (bolla dotcom, remember?). La digitalizzazione dei settori ha cominciato con l’editoria, il gaming e poi moda. Il food arriva sempre alla fine. Ed è arrivato alla fine anche in questa nuova ondata di conversione al digitale.
Il food è ancora l’ultimo anello di una catena che parte da settori più facilmente pensabili sul digitale. Mentre una cosa sembra certa: quello che i big player dell’ecommerce vogliono dalle startup italiane ora è il mercato. Il go to market. Questo spiega perché anche siti e soluzioni poco a la page come quelle di Pizzabo possano essere sembrate appetibili a quelli di Rocket Internet. Tant’è che Pizzabo non è nemmeno più Pizzabo oggi. Si chiama HelloFood. Nuova grafica. Nuovo sito. E niente più pizza da consegnare con una specie di game boy riadattato. O almeno non solo. Si sono comprati i clienti, non l’idea. Fine.
Il buon avvio dell’education. Storie che cambiano il mondo
Discorso diverso per il travel, che comunque ha registrato belle exit e round di finanziamento di tutto rispetto. Musement, ok, ma anche Travel Appeal di Mirko Lalli ha chiuso un round da 100K. Qualcosa si è mosso sul fashion (500K a Re-Bello da LVentures Group) e sul Fintech finalmente il primo vero round B con i 5 milioni dati a Satispay (davvero interessante la loro idea che abbiamo raccontato su SmartMoney). Qualcosa si muove nell’education: la nascita di startup che con Chefuturo! abbiamo seguito fin dai primi passi come Art Stories racconta di un modo di fruire i contenuti che si declina sul digitale in maniera innovativa. Mentre realtà più consolidate come Oilproject chiudono round di finanziamento importanti (200K per crescere nella pipeline di Tim Ventures è una garanzia).
Startup. Ventures. Digital Market. Ma anche belle storie. Perché in questo inizio di 2015 a StartupItalia! abbiamo lanciato una sezione che riguarda le storie di innovazione che rendono la Terra un posto migliore. Abbiamo fatto un bilancio anche di quelle. Perché il mondo è fatto di numeri, e i numeri sono la cosa che più ci avvicina alla verità delle cose. Però poi c’è la visione. L’immagine di come le cose sarebbe bello che fossero. E lo diventano. Siamo sicuri che in questa selezione di The Next Tech di queste immagini ne troverete.
Arcangelo Rociola
Twitter: @arcamasilum