Illustrato in municipio l’avvio della sperimentazione del nuovo sistema che verrà introdotto a partire dalla sala operativa della polizia locale
(Comunicato Stampa) – Sarà il Comune di Trieste, primo ente locale in Italia, a sperimentare Pedius, l’innovativo sistema di comunicazione ideato da tre brillanti giovani romani che consente ai non udenti di effettuare telefonate utilizzando le tecnologie di riconoscimento del parlato e di sintesi vocale. La novità verrà introdotta partendo dal Centro Radio della Polizia Locale – destinato di norma a ricevere le richieste più emergenziali o comunque urgenti, dalla segnalazione di incidenti alla necessità di rimozione di un veicolo -, con l’intento di estenderla poi, via via, agli agli settori e uffici dell’Amministrazione.
L’applicazione, nella sostanza, permetterà ai non udenti di chiamare tutti i numeri telefonici – e in primis, come detto, i servizi di emergenza, i call center, gli uffici pubblici che di norma sono raggiungibili solo tramite il telefono, ciò costituendo di fatto una barriera finora insormontabile per le persone con problemi di udito – ottenendo però ora – ecco la novità – di veder, grazie alla tecnologia di Pedius, le parole degli operatori che rispondono trasformate in forma di messaggio scritto cui l’utente chiamante potrà a sua volta rispondere con un altro messaggio.
Il nuovo sistema e la sua introduzione al Comune di Trieste sono stati illustrati in una conferenza stampa in Municipio cui sono intervenuti il Vicesindaco e Assessore all’Innovazione tecnologica Fabiana Martini, l’Assessore ai Servizi Sociali e Servizi per le persone con disabilità Laura Famulari, i giovani ideatori di Pedius Lorenzo Di Ciaccio e Stefano La Cesa (l’altro componente del “terzetto” Alessandro Gaeta oggi non aveva potuto essere presente) e la presidente regionale dell’Ente Nazionale Sordi (ENS) Francesca Lisjak, presenti anche il vicecomandante della Polizia Locale Luciano Momic con il dirigente del servizio amministrativo della PL Paolo Jerman e i consiglieri comunali Annamaria Mozzi e Carlo Grilli.
Una marcata soddisfazione per questa iniziativa che vede Trieste quale “città pilota” è stata espressa dalla Vicesindaco Fabiana Martini che ha voluto sottolineare in particolare la costante e prioritaria attenzione dell’Amministrazione verso le persone più fragili e con maggiori problemi. Per quanto riguarda l’incontro con Pedius – ha raccontato la Martini – ci siamo conosciuti un po’ per caso, il 2 aprile scorso allo SMAU di Padova, dove il Comune di Trieste era presente in quanto il nostro progetto “Emergency Communications” era stato segnalato per il premio Smart Communities. Visionando i vari stand tematici ci siamo imbattuti in questa proposta, che ci è sembrata coniugare al meglio l’attenzione alle persone, e come detto in particolare verso quelle con alcune maggiori necessità e difficoltà fisiche, con le grandi potenzialità di queste nuove tecnologie che ormai sono capaci di migliorare efficacemente la vita quotidiana di ognuno di noi… E devo dire che stavolta non abbiamo perso tempo – ha concluso la Martini – prendendo accordi immediati con gli ideatori di “Pedius” in modo tale che questo prezioso strumento potrà entrare subito in funzione a beneficio dei nostri concittadini non udenti».
I quali, per quanto riguarda Trieste, sono almeno 200 in età adulta (ai quali vanno però aggiunti circa 40 bambini), come ha ricordato la presidente regionale dell’Ente Nazionale Sordi Francesca Lisjak anch’essa peraltro molto soddisfatta della novità al servizio di questi cittadini e ringraziando in particolare il Comune «non solo per questo ma anche per tutti gli altri provvedimenti fin qui adottati e per la costante attenzione dimostrata in questi anni, in primis dai Servizi Sociali comunali, per cercare di venire incontro il più possibile alle esigenze dei non udenti, anche adottando, nelle strutture comunali, adeguate soluzioni per i più giovani e per i bambini più piccoli. Tanto da far sì – ha detto – che Trieste possa venir considerata in questo campo come una sorta di isola felice».
La Lisjak ha concluso segnalando l’esigenza imprescindibile di una nuova sede per l’ENS triestino, dotata di servizi adeguati a questa “speciale” utenza e ha rivolto in tal senso un fervido appello a istituzioni, associazioni e privati ad aiutare l’ENS a conseguire anche questo obiettivo.
Dal canto suo Lorenzo Di Ciaccio, come detto uno dei tre ideatori di Pedius e oggi socio della Pedius Srl, ha spiegato come la filosofia del gruppo «non sia quella di prevedere ‘ingressi separati’ per l’accesso dei disabili ai servizi ma quella di cercare di far utilizzare loro la porta normale d’ingresso, quella usata normalmente da tutte le persone». A tale proposito Di Ciaccio ha ricordato come tutta la loro intuizione sia sorta dall’esperienza concreta toccata a un loro amico non udente, Gabriele, che, rimasto coinvolto in un incidente stradale, si era trovato nell’incapacità di colloquiare con gli operatori dei numeri d’emergenza per chiamarli in soccorso.
Di Ciaccio ha ancora spiegato come questo sistema – tra l’altro completamente e genuinamente italiano, anche se già diffuso in 9 Paesi del mondo – non necessiti di alcuna modifica tecnica alle infrastrutture e al sistema telefonico dell’ente che lo accoglie, ma solo di un minimo basilare addestramento dei componenti della sala operativa, e pertanto di nessuna spesa aggiuntiva per poter introdurre e subito attivare questa tecnologia. La cui prima fase sperimentale – è stato detto – proseguirà fino al 31 dicembre, data dopo la quale il Comune deciderà per l’eventuale allargamento ad altri settori. «Con l’auspicio, naturalmente – ha aggiunto Di Ciaccio – che in prospettiva Pedius possa estendersi anche a livello regionale, ad esempio a servizi di emergenza quali il 118».
«Aggiungiamo dunque un nuovo e bel tassello in un percorso di attenzione verso questi cittadini che del resto non nasce oggi – ha quindi sottolineato l’Assessore comunale ai Servizi Sociali Laura Famulari – ma conosce delle tappe precedenti significative quali la traduzione, su richiesta, delle sedute del Consiglio Comunale nella lingua dei segni (LdS), nell’analogo accesso ai servizi comunali con l’assistenza di un interprete, su appuntamento; e ancora, la mappatura, tuttora in corso su richiesta e in collaborazione con i Vigili del Fuoco e con il 118, di tutte le abitazioni cittadine dove vivono persone con disabilità di qualsiasi tipo».
L’Assessore Famulari ha concluso associandosi e rilanciando l’appello – già in precedenza espresso da Francesca Lisjak – affinchè al Senato, dove è attualmente in corso, venga quanto prima positivamente concluso l’iter per il riconoscimento della lingua dei segni come lingua ufficiale della Repubblica.
Leggi l’articolo su Pedius sul Blog di StartupItalia