Cosa sono le Pmi innovative, la categoria del ministero dello Sviluppo economico per agevolare chi in Italia fa innovazione nelle imprese. Il registro, il sito, e tutte le novità nei decreti attuativi dell’Investment compact
Sembra quasi un kit di pronto soccorso, ma non c’è nessun ferito. Solo Pmi innovative appena nate che bisogna aiutare a crescere. Una check-list per verificare il possesso dei requisiti e un modello per autocertificarli, una guida per gli adempimenti al registro delle imprese, un tutorial sull’utilizzo del software per l’iscrizione alla nuova sezione speciale del Registro imprese e una parte con i dati statistici. Sono queste le principali novità contenute nel neonato portale dedicato alle Pmi innovative, la nuova categoria di aziende che fanno innovazione, così come previsto dal decreto legge Investment Compact.
Le sezione statistica ad oggi è naturalmente la meno completa del portale. Crescerà di pari passo con la registrazione delle Pmi, che a nemmeno una settimana dal lancio del sito sono solo quattro. Non ha alcun senso contarle ora, importante invece sarà seguire e capire il trend di iscrizioni nei prossimi mesi. Il loro numero, da qui a fine anno, dipenderà molto dal ruolo che ricopriranno gli abilitatori (le Camere di commercio e le associazioni imprenditoriali) e da quanto aiuteranno a divulgare il programma.
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Come hanno fatto le prime quattro ad essere già lì sin dalla partenza del portale? Perché tecnicamente, anche se le pagine non erano ancora online, un’impresa poteva andare in Camera di Commercio ed esigere – dato che la norma lo permetteva – di iscriversi alla sezione speciale, anche attraverso la procedura cartacea.
I prossimi passi: più informazioni pubbliche sui requisiti
Partendo dalla sezione dedicata ai dati, l’obiettivo entro il prossimo mese è quello di «rendere ancora più descrittivo e capillare il registro delle startup innovative, in un’ottica di open data», dice Mattia Corbetta della segreteria tecnica del Mise, a Startupitalia. Come? Vediamo in maniera pratica quali saranno i prossimi passi del Mise. Ad esempio, nella compilazione del modulo di autocertificazione è previsto che venga messa una crocetta su almeno due dei tre requisiti richiesti per le Pmi e su uno dei tre per le startup (1) volume di spesa in ricerca, sviluppo e innovazione almeno al 3% dei costi totali annui per le Pmi e al 15% per le startup, 2) impiego di personale qualificato, ossia due terzi laureati per le startup e un terzo per le Pmi 3) titolarità di brevetti o software).
Bene, il possesso di questi requisiti sarà visibile anche nei file excel relativi alla startup o Pmi registrata, aggiungendo una nuova colonna di dati relativa appunto ai tre quesiti alternativi. In questo modo si darà agli investitori interessati la possibilità di individuare più rapidamente quali imprese sviluppano tecnologie protette da brevetti, oppure chi ha fra i propri dipendenti persone altamente specializzate e chi no. Questo aumento di trasparenza «può anche essere utile per stimolare un controllo diffuso sulle startup», ha aggiunto Corbetta, «e se viene data evidenza pubblica a queste informazioni, saranno disincentivate forzature sulle autocertificazioni, visto che tutti potranno avere un accesso facilitato alle dichiarazioni».
Renderemo ancora più descrittivo e capillare il registro delle startup innovative, in un’ottica di open data
Hashtag per presentarsi meglio agli investitori
Sarà inoltre data la possibilità alle startup di esprimere fino a tre hashtag da massimo 20 caratteri per autorappresentare le proprie attività e aumentare la propria riconoscibilità, (per esempio “internet of things” non è attualmente una classificazione inclusa tra gli Ateco (ecco cosa sono)
Il modulo per passare da startup a Pmi innovative
Il ministero sta lavorando anche a un meccanismo semplificato e veloce per la trasformazione delle startup in Pmi innovative, in pratica si pensa a «un unico modulo con cui posso cancellarmi dal registro startup e al contempo iscrivermi a quello Pmi innovative”, ha spiegato Corbetta aggiungendo che in questo modo per il passaggio dall’uno all’altro registro non si dovranno fare due adempimenti, ma solo uno. Un’unica mossa grazie alla quale se si sta beneficiando di un vantaggio tipico di una startup, ma previsto anche per una Pmi innovativa, si può continuare a farlo senza pause. «Una semplificazione piccola, ma bella perché permette ad esempio di quotarsi all’Aim (la piattaforma multilaterale di negoziazione, a cui le Pmi innovative possono accedere, mentre le startup no) senza che per gli investitori decada il diritto all’incentivo fiscale sull’investimento».
Cosa manca per vedere operativo l’Investment compact
Fra gli i provvedimenti previsti dalla norma in vigore ma ancora da attuare resta l’introduzione della nuova procedura per costituire una startup innovativa con atto tipizzato e firma digitale (quella che ha fatto arrabbiare i notai)
Manca ancora anche il decreto attuativo di accesso al fondo di garanzia per le Pmi innovative, «la bozza è già avanzata, stiamo facendo gli ultimi passaggi» dice Corbetta che prudenzialmente stima in due mesi i tempi per l’emissione. Un po’ di più ci vorrà invece per quello che riguarda gli incentivi fiscali sempre delle Pmi innovative, in questo caso serve una notifica europea, un passaggio più lungo e complesso per il quale si stimano appunto tempi più lunghi. «C’è anche la volontà di potenziare i benefici fiscali per chi investe in startup innovative, modificando alcune disposizioni del relativo decreto che andò in gazzetta all’inizio del 2014» – continua Corbetta – «la nuova direttiva europea sugli aiuti di stato lo permette, quindi potremo spingere gli incentivi fino a investimenti pari a 15 milioni di euro».
@mariachiarafur