Il Comune di Milano ha lanciato – primo Comune in Italia a farlo – un grande network metropolitano, in cui 800 donne tra mentor e mentee si stanno legando l’una all’altra. Obiettivo: far sentire le più giovani sostenute in una fase delicatissima della vita, quella in cui si sceglie chi diventare
C’è l’imprenditrice Emma Marcegaglia, la designer Patricia Urquiola, la viceprefetto Alessandra Tripodi, la direttrice generale di Triennale Milano Carla Morogallo. E poi Marinella Soldi, presidente della Rai, Sabina Belli, Ceo di Pomellato, Barbara Stefanelli, vicedirettrice del Corriere della Sera, Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università Milano Bicocca, Constanza Cavalli Etro, Maria Luisa Trussardi… Sono alcune delle 267 autorevolissime professioniste che hanno detto sì all’invito di Mentorship Milano, il grande progetto di empowerment femminile nato dentro il Patto per il Lavoro di Milano per incoraggiare le più giovani ad avere fiducia in sé e a fare valere sul campo i talenti che portano, proprio attraverso l’affiancamento a quante hanno già conquistato posizioni di eccellenza.
A beneficiare del programma di mentorship, che è gratuito ed è il primo a nascere in Italia da un’amministrazione pubblica, saranno 550 giovani e giovanissime tra i 16 e i 30 anni, residenti in città o provincia Nei prossimi sei mesi le studentesse e le giovani lavoratrici incontreranno almeno tre volte le loro mentori, in un percorso in cui approfondiranno le proprie attitudini e vocazioni, metteranno a fuoco le ambizioni e costruiranno scelte consapevoli allo studio e alla professione.
Obiettivo: colmare il dream gap
Dalle loro mentori saranno ispirate, motivate, incoraggiate a volare alto, superando le resistenze che ancora inchiodano su percorsi scolastici e professionali stereotipati, tradizionali o poco audaci, spesso molto lontani dai propri sogni. Il dream gap, ovvero la distanza tra quello che si sogna e quello che effettivamente poi si realizza a scuola o sul posto di lavoro, è un fattore che ormai si affianca ai noti gender gap e gender pay gap, ma non è ancora stato indagato dalle ricerche. Certamente, il dream gap è scavato dalla mancanza di consapevolezza sul proprio potenziale, questa sì una fragilità che diversi studi hanno già indagato e che l’attività di mentoring ha dimostrato di saper sanare.
«Credo che la condivisione di esperienze e know-how intergenerazionale attraverso la mentorship sia una modalità che può generare consapevolezza e aprire prospettive per un futuro più inclusivo e ambizioso per la prossima generazione di talenti italiani: è nostro dovere coltivarla e ispirarla a pensare al di là delle limitazioni imposte o percepite», ha detto, infatti, Sabina Belli, CEO del Gruppo Pomellato e mentor del progetto, che qualche tempo fa raccolse nel suo Dizionario di Leadership al Femminile la sua esperienza di carriera, anche perché fosse da ispirazione alle più giovani.
Modelli di riferimento
E del resto, proprio i programmi di mentoring sono stati riconosciuti tra le best practices più efficaci per promuovere le carriere femminili dal G20 Empower, il tavolo internazionale che nell’anno a presidenza internazionale ha raccolto aziende e governi per spingere la leadership delle donne. Il documento che hanno realizzato in quell’occasione le parti – il G20 Empower Playbook 2021 – citava espressamente attività per la mentorship di donne dall’elevato potenziale e progetti per la crescita professionale e della leadership, affinché una volta arrivate ai vertici le stesse donne possano diventare modelli di riferimento per le altre. «Il cambiamento passa anche attraverso l’esempio e il confronto diretto con esperienze che possano guidare, ispirare, stimolare le giovani donne», dice la direttrice generale di Triennale Milano, Carla Morogallo. «Uno dei grandi meriti del progetto Mentorship Milano è aver creato una rete trasversale a diversi settori, di aver avviato un dialogo che è essenziale non solo per le più giovani, ma anche per chi partecipa come mentor, per aprire uno spazio di riflessione sulle nuove sfide che le leader di oggi e di domani dovranno affrontare».
«Il cambiamento passa anche attraverso l’esempio e il confronto diretto con esperienze che possano guidare, ispirare, stimolare le giovani donne»
Contrasto al gender gap
Tra gli obiettivi diretti del progetto Mentorship Milano c’è, naturalmente, anche il contrasto al gender gap. Infatti, è ormai noto che le giovanissime italiane rappresentano la parte preponderante del capitale intellettuale del Paese, ma sono lontanissime da esserlo sul piano occupazionale: dicono i dati del Rapporto tematico di genere Laureate e laureati, scelte, esperienze e realizzazioni professionali, realizzato dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, che le laureate sono più motivate e più intraprendenti dei laureati.
Eppure, secondo la stessa ricerca, i laureati sono più occupati e più pagati. Così, se concludono gli studi in corso il 60,2% delle donne, rispetto al 55,7% degli uomini e il voto medio di laurea è, rispettivamente, pari a 103,9 e 102,1/110, il mondo del lavoro capovolge l’ordine: a cinque anni dalla laurea, sono soprattutto gli uomini a occupare professioni di alto livello, ovvero di tipo imprenditoriale o dirigenziale (2,2% tra le donne e 3,9% tra gli uomini) e comunque gli uomini percepiscono, in media, circa il 20% in più: tra i laureati di primo livello 1.374 euro per le donne e 1.651 euro per gli uomini; tra quelli di secondo livello rispettivamente 1.438 euro e 1.713 euro.
«La strada per raggiungere la parità è ancora lunga, perciò credo sia fondamentale anche investire sull’autodeterminazione delle donne, stimolandole e indirizzandole se necessario», ha commentato Tatiana Biagioni, presidente di AGI-Avvocati giuslavoristi italiani, anche lei tutor nel progetto.
«Ecco perché Mentorship Milano è un progetto importante e ambizioso, una preziosa occasione per tutte le giovani donne che si stanno affacciando nel mondo del lavoro. Essere una mentore per questo progetto di empowerment femminile mi onora, perché credo nel valore del confronto, dell’educazione, della dialettica e nel trasferimento generazionale dell’esperienza. Non a caso sono un’avvocata e non a caso presiedo un’associazione che ha nel suo statuto la promozione della parità di genere».