La solitudine fotografica di scienziate, giudici, palombare, astronaute e registe. “Un gruppo con una sola donna non è una situazione ottimale ma è senz’altro meglio di un gruppo senza”. Il libro di Immy Humes letto e recensito per StartupItalia dall’astrofisica Patrizia Caraveo
Oggi vorrei parlare di un libro fotografico formato da 100 immagini, scattate in 20 nazioni, che coprono un lasso temporale di 150 anni riprendendo gruppi di persone in circostanze diversissime ma idealmente unite da una caratteristica in comune. In ogni foto c’è una sola donna in mezzo a gruppi più o meno numerosi di uomini. Il libro si intitola “The only woman” e la scelta è opera di Immy Humes, una documentarista americana che ha voluto rendere omaggio a donne che hanno cercato (e a volte sono riuscite) a farsi strada in un mondo dominato dagli uomini.
Le circostanze immortalate nelle foto sono molto varie. Ci sono donne riprese mentre svolgono il loro lavoro: una segretaria in mezzo a manager in riunione, un’infermiera ad un tavolo di dissezione anatomica, una serva di colore in mezzo ad un gruppo di ufficiali della guerra civile americana, una ingegnere alla consolle nella sala di controllo di un lancio Apollo, una palombara vestita di tutto punto.
Altre volte sono signore che posano per foto di gruppo: l’unica professoressa nella scuola di Legge di Harvard, nel 1987, l’unico giudice donna, in Nuova Zelanda nel 1902, l’unica signora ufficiale di polizia in California nel 1927, l’unica studentessa di medicina nel 1897 a Columbia nel Missouri, l’unica dentista nell’associazione dei dentisti in Virginia nel 1961, l’unica corrispondete della Casa Bianca (1947), l’unica campionessa di scacchi, in Cecoslovacchia nel 1929, l’unica musicista, una arpista, nell’orchestra di Cleveland nel 1946.
Scorrere le foto rivela quanto alcune professioni siano ancora di dominio maschile: le registe sono pochissime. Nel libro ci sono foto di una regista in mezzo a colleghi maschi nel 1962, nel 1967 e nel 2007. E quando la donna è una sola basta poco perché scompaia, come dimostra la foto di gruppo dei registi a Cannes nel 2012 con 18 eleganti signori.
Peraltro, si scoprono signore che fanno professioni non banali come Florence North che, nel 1922, organizzava incontri di pugilato, oppure Gertrude Bell che è definita imperialista e nel 1921 al Cairo partecipava ad un incontro al vertice insieme a T.E. Lawrence (proprio lui) e a Churchill. Trovo istruttiva la foto della signora Thatcher a capo di un governo di soli uomini: lei non era affatto femminista e non pensava neanche lontanamente di dare visibilità alle donne in politica, dal momento che le riteneva troppo emotive.
Sono numerose le foto di artiste: cantanti, musiciste, scultrici, pittrici, scrittrici. A volte hanno l’aria di essere completamente a loro agio, in altri casi è chiaro che si devono sforzare di farsi vedere. Bellissima la foto della pittrice Hedda Sterne, scattata a New York nel 1951. Evidentemente per lei non era stata prevista un sedia e lei, in piedi, troneggia su tutti i colleghi pittori (alcuni famosissimi).
Nelle foto più recenti, le donne spiccano per i tailleur colorati in mezzo a completi scuri: al tavolo degli editori di giornali americani l’unica signora è Katherine Graham, padrona del Washington Post, Christine Lagarde è azzurra tra i banchieri in completi scuri e la parlamentare giapponese Satsuki Katayama ha un vestito da sera argentato in mezzo agli smoking. Invece è in divisa bianca Lea Linster l’univa chef donna in una foto del 2016.
L’espressione dei maschietti molto spesso è neutrale, altre volte è compiaciuta, ma in alcuni casi è estremamente ostile. I soldati ammirano l’attrice Marlene Dietrich che è andata a trovarli, gli scrittori considerano Gertrude Trevelyan una di loro, ma i compagni della palombara Andrea Motley Crabtree, in una foto del 1982, la guardano quasi con disprezzo, come a dire “cosa ci fa questa tra noi?”
Come scienziata sono stata colpita dal parallelo tra la foto di Marie Curie al congresso Solvay nel 1911 dove era la sola donna (e l’unica persona ad essere insignita due volte del premio Nobel) e la foto di Rita Levi Montalcini nel 1986 in una riunione di premi Nobel in Vaticano. Sono passati 75 anni ma la donna scienziata è sempre sola nel mezzo di colleghi maschi.
La maggior parte delle foto sono corredate dalla storia della signora ritratta e si scopre che alcune vivevano la loro unicità in modo naturale, altre ne soffrivano perché erano oggetto di derisione, di attacchi e di insulti sessisti. La palombara della foto sopra dice di avere lasciato il lavoro perché troppo osteggiata. Una amica americana, alla quale avevo segnalato il libro, mi ha confessato di averlo sfogliato convinta di trovare anche una mia foto e di essere rimasta delusa dalla mia assenza. In effetti, oltre a Rita Levi-Montalcini, l’unica altra italiana è Monica Vitti. Diciamo che un gruppo con una sola donna non è una situazione ottimale ma è senz’altro meglio di un gruppo senza. Secondo l’autrice del libro, negli archivi fotografici che ha consultato le foto con una donna sono una minoranza nel mare di noiosissime foto di soli uomini.