Una versione più cupa di Lake, gioiello uscito qualche anno fa con una proposta rilassante e non competitiva. Pacific Drive, in un primo momento, sembra ricalcare quello stile. Strade solitarie che curvano ai bordi di un’ampia foresta, mentre la luce del sole ci scalda nell’abitacolo. Disponibile su Steam e PlayStation 5, il videogioco è frutto della software house indie Ironwood Studios, di stanza a Seattle.
Pacific Drive: la recensione
Nei primi istanti di gioco Pacific Drive ci suggerisce quale sarà l’esperienza regina del gameplay: la guida della nostra station wagon, auto che ha senz’altro visto giorni migliori, ma che fa comunque il suo dovere. Localizzato in inglese, la storia del videogioco ci introduce a un angolo remoto del nord ovest degli Stati Uniti, dove accadono fenomeni inspiegabili.
Pacific Drive non punta a riproporre l’ennesimo survival post apocalittico, ma avanza una struttura di gioco che conquista all’istante: il nostro alter ego, una persona di cui nulla sappiamo, ha pochissimi strumenti a disposizione per sopravvivere in questa zona. La macchina è il mezzo, l’alleato, il rifugio e l’arma da proteggere.
L’avventura di Pacific Drive ci conduce in un’ambientazione che si fa sempre più strana, ogni secondo che passa. Tracce di soprannaturale sono sempre più evidenti. Giocato in prima persona, il titolo si struttura con una serie di missioni da completare, che ruotano perlopiù attorno al mezzo di trasporto. Manutenzione, potenziamenti, e altre operazioni rappresentano compiti che risulteranno vitali ai fini della sopravvivenza.
Non aspettatevi zombie o creature infernali. In Pacific Drive è più quel che non si vede a incutere paura. Il comparto grafico è pregevole, con un’impronta cartoon colorata, ma non infantile. Non sempre è facile seguire il parlato mentre si guida o si svolgono le mansioni. Forse troppe domande vengono lasciate senza risposta e un’esperienza indie così solida avrebbe meritato una storia ancora più ricca. Ma alla resa dei conti il videogioco ha il pregio di proporre qualcosa di lontano dal mainstream. Autentico come solo gli indie sanno essere.