Toccare i quadri, senza paura che suoni l’allarme. Non verrette neppure accusati di essere manifestanti puerili che si battono contro la crisi climatica imbrattando opere d’arte. Vi trovate in una vera e propria comfort zone pittorica, al cospetto di uno dei più importanti pittori belgi, James Ensor. Nato nel 1869, è stato anche incisore e artista grafico, famoso per la sua originalità e per essere stato un precursore dell’espressionismo e del surrealismo.
Come avranno modo di apprezzare i gamer il suo estro si apprezza soprattutto nell’utilizzo di colori vivaci, temi fantastici, maschere grottesche. Oltre a questo spicca una critica sociale pungente. Please, Touch The Artwork 2 è il seguito di una mini saga puzzle game che omaggia Ensor. E, aggiungiamo, lo fa bene.
Please, Touch The Artwork 2: la recensione
Sviluppato in solitaria da Thomas Waterzooi, il videogioco è un rilassante e alquanto istruttivo punta e clicca al cospetto di decine di opere d’arte che avremo il lusso di poter stoccacciare con il nostro dito scheletrico. Basterà trascinare l’esile indice (o quel che ne rimane) sulla schermata per far spostare il nostro avatar. I dipinti in Please, Touch The Artwork 2 sono più vivi che mai, con personaggi inquietanti.
Nulla di quello che vedrete in Please, Touch The Artwork 2 ha un senso, ma il gameplay offre una preziosa occasione per chi ama l’arte di compiere un viaggio in un museo interattivo e decisamente poco convenzionale. Ogni schermata nasconde indizi con puzzle da risolvere e la risposta potrebbe essere nel dipinto accanto, o in quello appena sotto.
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Toccherà dunque girare, esplorare e, perché no?. indugiare sui quadri. Occasioni come queste confermano ancora una volta quanto il medium videoludico sia alquanto efficace nel prendere materiali didattici e nel riuscire a trasmetterne la bellezza con un linguaggio efficace, spesso fuori da ogni canone.