La pandemia ha bloccato a terra le compagnie aeree. Ecco l’effetto ad alta quota
Il sito Flightradar24 è una piattaforma open source che dà la possibilità di vedere quanti sono gli aerei in volo e i loro spostamenti nei cieli in diretta. Fino a poche settimane fa, quando il mondo ancora non era bloccato dall’emergenza coronavirus, navigare su questo portale restituiva immagini di migliaia di piccoli aerei che si spostavano su un mappamondo, quasi come in un Risiko animato. Ora che la pandemia ha lasciato a terra la stragrande maggioranza delle compagnie, le immagini parlano da sole. Un tweet di Flightradar24 mette a paragone i cieli europei del 28 febbraio con quelli del 27 marzo 2020.
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© Fonte: Flightradar24
Poco traffico nei cieli
In questi giorni il profilo Twitter di Flightradar24 sta informando gli utenti con immagini eloquenti sull’effetto del coronavirus negli spostamenti aerei mondiali. Certo, non tutti i velivoli sono rimasti a terra: pochi voli continuano a decollare e atterrare dagli aeroporti, ma viste anche le disposizioni in Italia, l’isolamento ha quasi azzerato il mercato. Come tutti i settori, anche quello delle compagnie aeree è destinato a subire perdite cospicue. Secondo quanto ha riferito l’Agi a inizio marzo, la Iata (International Air Transport Association) ha parlato di una crisi che costerà fino a 113 miliardi di dollari soltanto nel 2020.
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Friday evening in Europe – February 28 vs March 27https://t.co/EqV2Vo80Kd pic.twitter.com/4puKM9G1f2
— Flightradar24 (@flightradar24) March 27, 2020
Meanwhile in New Zealand pic.twitter.com/otdV1GIL1i
— Flightradar24 (@flightradar24) March 28, 2020
Airspace over South Africa – now vs 5 weeks ago. https://t.co/qaEAng5lm2https://t.co/03jBq40X6K pic.twitter.com/Vxnw2i1SmJ
— Flightradar24 (@flightradar24) March 27, 2020
Per quanto sia già d’emergenza il periodo che stiamo passando, nella storia d’Europa c’è stato un momento addirittura peggiore per quanto riguarda il traffico nei cieli, un giorno particolare in cui nessun aereo ha preso quota nel vecchio continente. Era il 16 aprile del 2010, dieci anni fa: il vulcano islandese Eyjafjöll, che aveva iniziato a eruttare il 20 marzo, fu al centro di una di una paralisi storica dell’aviazione civile europea. Purtroppo quella attuale, dovuta al Covid 19, si prospetta ben più grave per le ricadute economiche.
And a reminder how European airspace looked like on the 16th of April 2010.#Eyjafjallajökull pic.twitter.com/omAHBvOGQU
— Flightradar24 (@flightradar24) March 27, 2020