Un software individua i gusti attraverso l’analisi delle fattezze. E propone i menu più in linea, ricordando quello che abbiamo mangiato in passato
D’altronde prima o poi ci si sarebbe dovuti arrivare. A cosa? Be’, a ordinare con la faccia. O quasi. No, non solo a pagare e costruire un unico account personale in continuità fra offline e online grazie al riconoscimento facciale. Più o meno secondo i progetti di Amazon con i suoi negozi fisici battezzati Go. Ma proprio a individuare i gusti attraverso l’analisi delle fattezze: entri in un fast food e la cassiera del Kfc sa già che sei un tipo da Krunchy o un Bucket per quattro persone da spazzolare in completa autonomia. Con buona pace dell’Oms.
L’esperimento nella capitale cinese
Un punto vendita della celebre catena statunitense di pollo fritto di Louisville, certo non secondario visto che si trova a Pechino, sta infatti utilizzando un software di riconoscimento facciale per prevedere ciò che i clienti ordineranno. Il programma suggerisce un menu stimando una serie di caratteristiche dell’avventore: il genere e l’età, ovviamente, ma anche – valutando alcuni parametri – l’umore. In fondo c’è una bella differenza fra un Brazer, un The Boss o un’insalatona Zinger. Se non sapete di cosa stiamo parlando, dovreste farvi un giro sul menu di Kfc.
La collaborazione con Baidu
La schedatura iniziale tornerà utile per il futuro: al prossimo pasto, infatti, il sistema ricorderà cosa avevano ordinato l’ultima volta suggerendo i panini giusti. Una soluzione certo bizzarra e sperimentale che è frutto della collaborazione fra il colosso a stelle e strisce e – questo il dato interessante – Baidu, il Google cinese già noto per i suoi esperimenti algoritmici sul “controllo” delle masse. Lo scorso inverno si diffuse per esempio la notizia che il Data Lab della compagnia avesse ideato un meccanismo in grado di prevenire folle, masse e assembramenti imprevisti. Qui siamo evidentemente su altre applicazioni. In una nota stampa i responsabili di Baidu hanno spiegato che il sistema suggerirà, per esempio a un cliente maschio sui vent’anni, un’ordinazione di Crispy chicken burger, ali di pollo arrostite e Coca Cola per pranzo. Mentre a una donna sui cinquanta proporrebbe porridge e latte di soia per colazione. Non male, per iniziare.
Il progetto
Si tratta certo di selezioni abbastanza stereotipate. Tuttavia, se l’utente non gradisce il suggerimento – racconta Amy Hawkins sul Guardian dopo aver provato il sistema a Pechino – può interagire scegliendo fra una serie di alternative proposte sempre dal sistema. Che dovrebbe essere distribuito a ben 5 mila punti vendita in tutta la Repubblica popolare.
Chissà se lo vedremo anche in Italia. Molti hanno celebrato negli ultimi due anni lo sbarco di Kfc nel nostro Paese. Pochi sanno tuttavia che una prima apertura c’era già stata a Napoli negli anni Settanta. Al momento i ristoranti sono dieci, da Roma ad Arese passando per Brescia, Chieti e Torino. L’obiettivo è toccare i 100 locali nel prossimi quinquennio. Magari in alcuni di questi si potrà ordinare “mettendoci la faccia”.